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— Ho fatto servizio ad un amico; — ripigliò mastro Pasquale. — C’è là dentro una povera ragazza che vogliono far monaca per forza. Orbene, i suoi parenti ed amici, il fratello, l’innamorato, e che so io, quelli insomma che ci hanno le loro ragioni per cavarla di là, com’ella ci ha le sue per uscirne, volevano farle giungere una parola di conforto, perchè stesse di buon animo, che non l’avrebbero abbandonata.

— E voi ve ne siete incaricato!

— To’! sicuro, che me ne sono incaricato; e con che gusto! Ma il diavolo ci ha messa la coda. La fanciulla ha letto il foglio, un foglio aperto (mi capite? aperto) ed è svenuta dalla contentezza. Il foglio è stato veduto; e allora, addio roba!

— Ah, Pasquale, Pasquale! — esclamò la Tecla, crollando il capo in atto di rimprovero. — Perchè andate a mettere il naso dove non ispetta a voi? Sapete, la pentola di terra, quando l’andò a cozzare col paiuolo di rame, che cosa le avvenne?

— Bella scoperta! s’è rotta.

— E anche voi, Pasquale, vi romperete le costole, a volervi mettere co’ più forti di voi. Vedete, intanto, avete perduto un pane sicuro, il pane dei vostri figliuoli. Ne aveste a palate! Ma lo sapete meglio di me, che il po’ che guadagnate non basta a tenerci ritti. Le due ragazze vanno alla sarta, senza buscare un soldo, ed è già molto che imparino l’arte. I vostri due figli, tanti ne guadagnano, tanti ne spendono, e li vedete appena all’ora del pasto; sanno venire a prendere; ma per portare, aspettateli! E voi, per giunta alla derrata, colla vostra esperienza, vecchio come Matusalemme, ne fate ancora di queste!

— Tecla!

— E in un santo monastero! — proseguì, riscaldandosi, la donna. — In un posto di confidenza come quello! Vi ricordate di quel che vi diceva il Padre parroco di Castello, il mio santo confessore, offrendovi or fanno i quindici anni, quel pane? — «Pasquale, badate a voi; dovete esser cieco, sordo e muto, tutt’insieme; fare il vostro servizio e non impacciarvi d’altro. Or come gli avete voi dato retta? Facendo il procaccino alle novizie.

— Tecla! Tecla! Non mi fate perdere la tramontana! Quel che ho fatto, l’ho fatto a buon fine, e non me ne pento.

— Bravo! Vedo i guadagni che n’abbiam fatti. Vo’ che mi compriate uno scialle di tartano con quei denari, poichè l’inverno è vicino, e questo è ragnato così che pare una mestola bucherata. —

Pasquale era lì lì per rispondere a que’ sarcasmi con qual-