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— Questo no, grazie al cielo; ma in letto la c’è tornata. Anche a lei pesano, gli anni! E quando la Tecla è a letto, chi mette al fuoco la pentola? Ci ho due figli che, non fo per dire, sgobbano da mattina a sera, e vorrei che tutti ne avessero di somiglianti; ma l’ora del refettorio non la sgarrano di un minuto, e se la pentola non è giù dal fornello brontolano più della pentola stessa. E Pasquale col ramaiuolo, e Pasquale col pizzico di sale; insomma, la mi capisce, son io che ho da fare ogni cosa. Gran disgrazia non esser nati signori!
— Pazienza, mastro Pasquale, pazienza! — disse la conversa, mentre richiudeva il portone.
— Quella era una gran santa! — soggiunse il vecchio legnaiuolo, a mo’ di commento. — Basta; tanto si muore tutti; e chi più ne soffre, più ne racconta.
— A proposito di raccontare, niente di nuovo al secolo? — domandò la conversa. — Che nuove in città?
— Non so proprio nulla; ma ci ho qui i giornali per la madre badessa. Questi ce n’hanno di tutti i colori, nè so dove le peschino. —
Così dicendo, mastro Pasquale depose il pentolino della tinta a olio che aveva portato con sè, e cavò di tasca alcuni fogli stampati, che la religiosa servente fu sollecita a levargli di mano.
— Benissimo; — diss’ella; — prima di darli alla superiora vo’ farmeli leggere dalla madre Scolastica, che legge così corrente, che gli è un gusto a sentirla.
— Non occorre; — ripigliò Pasquale, mettendo ancora una volta la mano in saccoccia; — eccone altri due che ho posti in serbo per Vossignoria. —
La conversa fece un grazioso risolino al presente e al titolo sonoro con cui la salutava il legnaiuolo, scaltro come tutti i gobbi suoi pari. Curiosità e vanità, peccati veniali; se fosse altrimenti (lo ha detto un padre della Chiesa), nessuna donna metterebbe piede in paradiso.
— Grazie; — soggiunse ella; — e adesso andatevene pure al vostro lavoro che v’aspetta, insieme con una bottiglia di quel vecchio, che n’avrete bisogno. La reverenda madre Badessa me lo ha comandato; ma io ho aggiunto mezza dozzina di cantucci, che vi daranno buon bere.
— Non saranno mai così buoni come Vossignoria; — rispose mastro Pasquale; — ma li assaggerò con piacere. E adesso, con sua licenza, se non ha altro da comandarmi....
— Andate, andate, mastro Pasquale. —