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fa più vibrare la corda più tenera, la donna non ama già più, e in tal caso, che giova il proseguire, e dare ad un idolo muto, o schernitore, l’incenso spregiato delle nostre lagrime? Ora questo era il caso di Paris Montalto; ai suoi lagni, allo sfogo della sua amarezza. Lilla avea rizzato alteramente il capo, e rispondeva come una donna la quale non aveva più nulla di comune con esso lui, salvo la odiata ricordanza di un fallo.


«Finalmente (ella scriveva) ho avuto notizie vostre, e ve ne so grado. La piccola Maria che mi annunziate essere già presso di voi, e farvi compagnia, aiuterà a calmarvi lo spirito e a togliervi una volta di mente quella vostra eterna politica. Amate quella bambina, e soprattutto serbatevi per lei, perchè ella non avrà, dopo voi, alcun protettore sulla terra. Vi parlo, come vedete, il linguaggio della saviezza e dell’amicizia; che volete di più? Le nostre pazzie di gioventù furono grandi; industriamoci ad espiarle. A questo io, povera donna, vo lavorando ogni giorno.

«Avete torto a dolervi di me. Ciò ch’io sono, è opera vostra. Se il passato non mi costringesse ad arrossire, sarei certamente diversa, e potrei forse pensare senza rimorso ai lontani. Errammo; ma gli errori non debbono essere eterni. Così potessi io distruggerli, dimenticandoli; che di nulla nella mia vita avrei a pentirmi più oltre.

«Questo è un dirvi chiaramente che i vostri sospetti non giungono fino a me, e che io non potrei condonarli a chi pure dovrebbe conoscermi, se non pensassi che le tempeste della vita inaspriscono i cuori, e offuscano gl’intelletti. Quegli che voi chiamate lo Spagnuolo, è in Genova; sì certamente, ma che importa a me? Egli è qui venuto, ma colla tonaca nera della Compagnia di Gesù, ch’egli ha indossata da ott’anni. Ho avuto occasione di parlargli una volta. Egli non è più l’uomo di prima, nè credo che ricordi il passato; ma se ciò pur fosse?... Lilla non l’ha amato mai, lo sapete; ed ora ambedue non amiamo, non adoriamo altro che Dio. Questo è, io credo, il primo e l’unico punto di contatto che possono avere le anime nostre.

«In una cosa soltanto ho errato, e me ne accuso. Sappiatela, poichè essa è, insieme con questa lettera, l’ultimo atto di debolezza di quella donna che avete così mal giudicata. Or fanno due mesi, mio marito era in fin di vita. In una di quelle lunghe veglie durate al suo capezzale, mentre i medici già disperavano di lui, ho accolto nella mente un