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e passandogli tra le fondamenta, scende sotto la piazza dell’Annunziata, sotto quella delle Fontane, sotto la porta dei Vacca e va a scaricarsi in mare sotto il magazzino dei Salumi.

Il terzo, nel quale siamo ora avventurati noi, sulle orme del Guercio, dall’alto di via Gambaro, all’ingresso di via Nuova; di là per le viscere di piazza del Ferro, dei Macelli, di Soziglia, di via degli Orefici, di piazza de’ Banchi (tutti luoghi ne’ quali non raccoglie oro per fermo) va a sgabellare la sua mercanzia sotto il palazzo della Dogana.

Il quarto e il quinto, a dir vero, non la durano a lungo divisi. Scendono da via Assarotti e da via Palestro; si vedono, s’amano e si maritano clandestinamente sotto gli archi dell’Acquasola. Di qui, rasentando le case di via San Giuseppe (più conosciuta sotto il vernacolo nome di Crosa del Diavolo) la felicissima coppia scorre sotto il braccio sporgente dell’ospedale di Pammatone, e difilata per Portoria, Rivo torbido, i Lanaiuoli, i Servi e la piazza della Marina, va a nutrire con paterna cura i suoi figli adottivi, che sono (il lettor genovese l’ha già indovinato) i mùggini punto schifiltosi del cosiddetto Seno di Giano: un seno accecato, pur troppo, dal bisogno di una strada a mare, che ha pur sottratto all’amore dei Genovesi l’indimenticabile scoglio Campana.

Genova sotterranea possiede anche la sua storia, se non chiara per avventura come quella della sua sovrastante sorella, certo meno oscura di quello che si potrebbe argomentare dai suoi foschi rigiri. Negli annali di questa storia tenebrosa un’impresa che andava tentando il Guercio con parecchi suoi degnissimi aiuti, non era nuova nè strana, e gli scrittori delle cose nostre ricordano le scoverte fatte, nei secoli scorsi, di audaci furfanti, i quali per lavorare più sicuramente avevano messo dimora nelle chiaviche, e taluni, allogati per l’appunto sotto la piazza della Nunziata, dormivano alla guisa dei marinai su ranci sospesi alla vôlta. Inoltre i contrabbandieri, i frodatori delle gabelle, ebbero sempre per le chiaviche una tenerezza particolare. Parecchi dei loro anditi furono chiusi ai tempi dei nostri vecchi; quello, ad esempio, che di sotto alla piazza di Sarzano metteva al monastero di San Silvestro. E non è molto che un altro (e non certamente l’ultimo) ne fu scoperto ed asserragliato, il quale da un certo luogo della città andava a far capo nel Portofranco.

Se poi da questa geldra c’innalziamo allo stuolo degli