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- Ella non si è mai avveduta di nulla. Tu sai che ha sempre fuggite le occasioni di venire in questi ritrovi di gente, a tal segno che tu spesso m’hai accusato di umor nero, di misantropia e che so io. Ora tu intendi il perchè. Era come un’avversione, una riluttanza ad imbattermi in quella donna, che stava in cima a tutti i miei pensieri. Perchè, dicevo tra me, perchè andrei ad accrescere la schiera de’ suoi corteggiatori? Che cosa posso io sperare, io, scarso di que’ pregi che fanno risaltare un uomo al cospetto della donna amata? O non si prenderà giuoco costei di un amore che, quanto più è forte, riesce altrettanto più impacciato e ridicolo? Infine, che ti dirò di più? Mi rattenevano tante altre ragioni, che io medesimo non ho indagate in tutti i loro rigiri, in tutte le loro sottigliezze. Tu stesso, Enrico, rammenterai che mi ero ostinato a non volerla guardare, quando ella comparve per la prima volta in teatro, e tutto il pubblico della platea s’era rivolta a contemplarla.

- Sì, perdio, mi ricordo! Non si vedeva altro che la tua bionda cuticagna superbamente voltata contro il palchetto della bella Ginevra. Mi pare di vederti, ritto e duro come un piuolo, poco lontano dal palchetto, senza voler mai piegare d’un punto a destra o a manca, in quella che tutti, intorno a te, davano le spalle alla scena, e gli amici non rifinivano dal dirti: ma guarda Aloise, che viso stupendo! guarda che occhi splendidi, e che spalle meravigliose! E tu, duro, peggio di sant’Antonio.... quello delle tentazioni, s’intende. Oh Aloise! Come fingevi!...

- Sì; vedi come so fingere adesso! -

Il Pietrasanta non disse verbo, rispettando il dolore di Aloise. Questi, intanto, la cui mente proseguiva a fantasticare, ripigliò spontaneamente il discorso, rispondendo a un rimprovero che il Pietrasanta non gli aveva neppur fatto, ma che egli sentiva in cuor suo di aver meritato.

- Scusami, - disse dunque Aloise, - io non credo che l’amore sia una canzoncina, come nelle opere in musica, da doverla schiccherare ad una moltitudine di spettatori, attenti e disattenti. È uomo dappoco chi non sa tenersi in corpo la sua malinconia. Senonchè, giunti una volta alle strette, non è più dato nascondere i propri mali ad un amico provato....

- Sei dunque contento che io t’abbia letto nel cuore?

- Sì, perchè tu non vorrai rider di me.

- Figurati se ne ho voglia! Ma che cosa intendi ora di fare?