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lei natura il farvi udire la musica de’ suoi sorrisi e delle sue cortesi parole, ma non vi consentiva niente di più, e vi teneva pur sempre lontani. In questa guisa dicono gli astronomi che i pianeti del nostro sistema sono attratti verso il sole e respinti ad un tempo, per modo che non possano nè avvicinarsi nè dilungarsi, oltre l’orbita che l’astro maggiore consente ad essi di descrivere. Ma tutto questo che ognuno avrebbe inteso di leggieri trattandosi del sole, non s’intendeva ugualmente trattandosi di una donna nel fiore della bellezza e della gioventù, maritata ad un uomo cupo, freddo, ambizioso, sempre circondato di parrucconi, assiduo lettore di Giuseppe De Maistre, come il marchese Antoniotto.

Che volete? Pareva quasi che la Ginevra ritraesse molto del marito. Ella infatti era assidua com’egli alle prediche, e andava ogni domenica ad udir messa nella chiesa della Maddalena. Due volte alla settimana la vedevate correre, col suo servo in livrea alle calcagna, fino al convento di San Silvestro, dalle monache di Santa Chiara, dov’era una Vivaldi, sua zia, e dove ella soleva passare due o tre ore alla fila. O come si riscontrava cotesto co’ suoi modi in apparenza facili, coll’amore delle feste, delle conversazioni, del teatro, e di tutte le pagane consuetudini del viver signorile? Contrasto incomprensibile! O era forse la marchesa Ginevra una di quelle donne dal cuore muto d’ogni sentimento, su cui le lusinghiere immagini passano, senza lasciarvi orma di sè, come su d’un cristallo opaco? O forse Dio aveva fatta così bella la statua, senza soffiarle per entro il soffio della vita?

I lettori rammenteranno che Enrico Pietrasanta, parlando di lei con Aloise, aveva detto:

- Dio le fa belle, e poi leva loro l’anima, perchè si conservino meglio, come gli uccelli impagliati. -

Questo che il Pietrasanta aveva detto della Ginevra, a volte pareva verissimo, a volte no. Ma siccome l’esser fredda non è per una donna una colpa al cospetto del volgo, e siccome la marchesa era così stupendamente bella che a molti pareva quasi impossibile. avesse potuto mai discendere ad amar qualcheduno, tutti l’avevano facilmente posta tra le eccezioni. Così, mentre delle altre si narrava sempre alcun che, di lei si taceva, non si metteva nemmeno in controversia se potesse o non potesse sentire il mal d’amore come tutte le altre.

Soltanto di tratto in tratto si sarebbe potuto notare che alcune dame, parlando così alla sfuggiasca della marchesa Ginevra, la dicevano una bellezza sciocca, una testa tronfia