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regina dei Numi, Giunone, che vestendola di tutto punto come una dama de’ suoi tempi. Secondo lui, la diva dalle bianche braccia, doveva adornarsi con sottil magistero di elette vesti e pietre preziose, farsi bella, insomma, per innamorare il suo augusto marito. Ricordate con che arte ella si acconciasse, innanzi di andarlo a cercare sul monte Ida, dov’egli stava a bearsi lo sguardo delle busse che i Trojani davano ai Greci? È forse l’unico esempio di apprestamenti leggiadri che mai donna facesse per piacere al marito, dopo alcuni anni di matrimonio.

«La diva si avviò al regale suo talamo, a lei fabbricato dal figlio Vulcano con salde porte e una tal serratura segreta che nessun Dio sarebbe venuto a capo di aprire. Ella vi entrò, e chiusosi l’uscio dietro a doppia mandata, si terse dapprima l’amabil corpo d’ambrosia, e lo irrigò di una certa essenza oleosa, che, agitata nel cielo, riempiva l’universo di inneffabili fragranze.

«Poi commise al pettine le chiome bellissime, e di sua mano le compose in vaghi ricciolini ondeggianti intorno al capo immortale. Quindi, toltosi l’accappatoio (Omero non lo dice, ma s’intende di leggieri), indossò il peplo divino, tessuto da Minerva, e lo assicurò al petto con un fermaglio d’oro. Si cinse i bei fianchi d’un cintiglio a molte frange, e sospese agli orecchi ì suoi ciondoli gemmati a tre gocce.

«Si ravvolse intorno alla fronte una fulgida benda, e legatisi al piede i bei coturni, uscì pomposa dalla celeste dimora, dopo aversi posto in seno il cinto di Venere, sua figliastra, ben trapunto cinto nel quale erano raccolte tutte le lusinghe, la voluttà dell’amore, il desiderio segreto e la dolce favella degli innamorati.»

E sapete che facesse Giove, appena l’ebbe veduta? Non le diede neanco il tempo di infilzar quattro parole, e senza dir nè due nè quattro, le pose le braccia al seno e lasciò che i Greci, i prediletti di Giunone, suonassero a loro posta i guerrieri di Troia.

Questo faceva Giove, il re dei celesti. Ora quale dei mortali non avrebbe dimenticato ogni cosa per un sorriso della bella Ginevra, per uno sguardo solo di quelli occhi marini? E quale di loro non avrebbe affrontato di grande animo la morte, per respirare un solo momento la divina ambrosia, o per parlare più umanamente, l’eletta fragranza di quella regina delle donne?

Eppure, cosa incomprensibile ma vera, tutte queste dolcezze si possono avere a straccia mercato, nel secolo in cui