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Che cosa, infine, doveva importarne a lei? Essa non lo sapeva, non si fermava a indagarne le ragioni; ma intanto il racconto del giovane l’aveva ferita nel cuore, destandovi arcani dolori non mai sentiti dapprima. Ahimè! proprio dal dolore ci accorgiamo di vivere.

Lorenzo non s’era addato di nulla; passeggiando su e giù per la camera, egli andava in quella vece dicendo a sè stesso:

- Buona fanciulla! Ella s’illude sempre di liete fantasie! E perchè dovrei io beffarmi delle sue illusioni? Forse non ne ho avute io pure di grandissime, l’ambizione, l’amore?... Oh, chi mi terrà conto di quello che soffro, di quello che rispingo a fatica e seppellisco nel profondo del cuore? Ella non si strugge de’ miei desiderii smodati e fatali; ella non ama nessuno. Beata lei! L’amore è la suprema dannazione degli sciagurati. Non basta a questa vilissima creta aver fame, pugnare con tutte le necessità quotidiane della vita; bisogna pure che essa ami! L’amore! Che cos’è l’amore? La poesia dei sensi! Arnese di gala! Ma s’ha a farla finita; s’ha a mettervi rimedio, perdio!...

- Lorenzo! - disse finalmente Maria, con piglio amorevole; - che fate voi ora? Non vi perdete di animo in questo modo! Il vostro dramma sarà applaudito....

- Applaudito! Sì, sta bene; - rispose Lorenzo, ricondotto al suo primo pensiero; - ma oro ci vuole! Qui, dinanzi al mio tavolino, avevo bisogno di fede e di speranza, perchè si trasfondessero nell’opera mia e vi soffiassero dentro l’alito della vita. Ora il mio manoscritto è finito e suggellato, e mi occorre ben altro. Ma perchè sto io qui a rattristarvi colle mie malinconie? Me ne andrò, perdonatemi, buona sorella!...

- Sì, andate, Lorenzo. Un po’ d’aria vi leverà dal capo tanti brutti pensieri. Andate a salutare l’Assereto; ieri è venuto a cercarvi, e si lagna di non avervi più veduto da tre giorni.

- È vero; sono proprio un orso, come voi mi chiamate qualche volta. Andrò a cercarlo a’ Banchi. Povero amico! Anch’egli ci ha le sue, di molestie, e trova sempre il buon umore per consolare i compagni. -

Poco stante, Lorenzo usci, e dopo Lorenzo uscì Michele, per andare col manoscritto al banco delle Messaggerie. Nè l’uno, nè l’altro, scendendo le scale, badarono all’uscio del secondo piano, che era socchiuso, e a due occhi che li avevano spiati da quella breve apertura. Erano gli occhi scerpellini