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da recitare che davanti al maestro; chiamiamolo pure così. —

La contessa Adriana non badò più che tanto alla mia sottile trovata. Badandoci un poco, avrebbe potuto rispondermi: “Vi è venuta ora, l’idea? Non siete voi, signor Morelli degnissimo, voi per l’appunto, che non avete voluto nessuno alle prove? neanche i miei poveri satelliti, che per il vostro capriccio hanno dovuto cangiar l’orario della prima visita? E ce n’è voluto, sapete, a persuaderli, tanto erano pieni di stizza!„ Così avrebbe potuto rispondermi, la signora del prologo. Ma ecco che cosa avrei potuto replicarle io, e con un gusto matto:

— Quei vostri satelliti io non li posso patire. E non già perché vi fanno la corte, badate, ma perché mi dan noia. Non verrei da voi, signora mia gentilissima, se non fosse la speranza di farne uscire qualcheduno dai gangheri. Non voglio che nessuno s’immagini di potermi metter paura, capite? Per ciò che riguarda voi e la vostra bellezza, quanto più ci penso, tanto più mi avvedo di amar