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ste cose di per sè. Io, dopo aver lungamente pensato e dato volta sul mio giaciglio, nascosi il volto sul braccio, piegato a gomitello, per contendere quanto potevo di me alle zanzare invidiose, e mi addormentai, per continuare quell’estasi solitaria nei sogni.

Quando mi risvegliai, l’alba imbiancava le cime dei colli. Balzai subito in piedi, per isgranchirmi le membra indolenzite da quella disagiata postura. Una corsa pei campi e l’aria del mattino respirata a larghi polmoni, mi rinfrancarono. Volevo ritornare nei pressi della casa; ma come fare, senza imbattermi ne’ miei ospiti o, quel ch’era peggio, farmi cogliere sull’aia, coll’uscio ancora chiuso di dentro? Asolai un tratto lungo i filari della vigna e la siepe del frutteto; finalmente, mi venne udita la voce della Resa e quella del Cesarino, che uscivano all’aperto. Mi feci piccin piccino, al riparo di una proda, e