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I. LETTERE SUL DOTTOR BIAGIO SCHIAVO 21

chiaro, che non era punto bisogno nominarlo perché ognuno conoscesse che di lui a lui si parlava. Ed egli e il suo pecorino non belarono punto; e quando fummo stanchi di pestarlo e di ridere, ognuno lo piantò e lasciollo col Zanetti a mordere i catenacci a suo bell’agio e a maladir l’ora che aveva fatto il sonetto. Noi uscimmo tutti, motteggiando tuttavia e ridendo, della bottega, nella quale egli non si lasciò più vedere, imperciocché sparsa la fama di queste due comiche scene fatte a sue spese, ognuno gli rideva sul viso, sino i garzoni del caffettiere quando il vedevano passar di colà.

Che ne dite, amico, di questa mia leggiadra vendetta? parvi egli che si potesse far meglio? Ma basta per oggi: non vo’ scriver altro. Con un’altra saprete alcune altre coserelle del nostro eroe su questo medesimo argomento. Intanto state sano.

    Di Venezia, a di 9 settembre 1747.