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ingegno per diventar dotto nell’arte di prometter bene e poi dar male, di giurare e poi non osservare, di assicurare la vita a chi si vuol fidar di te e poi cacciargli un coltello nella gola. L’essere ingannevole, spergiuro, spietato, sono cose che ogni gaglioffo le può imparare senza l’aiuto de’ libri; e se l’essere tale ne potesse facilmente condurre alla ricchezza, all’autoritá, alla possanza, chi mai sarebbe povero? quanti non diverrebbero grandi e potentissimi in pochissimo tempo?

Tornando adesso per poco a quella prosuntuosa affermazione che il governo repubblicano sia migliore del monarchico a mille doppi, come piú conducente di questo ad ogni grandezza umana; e pendendo, come pendo, dall’opinione che né quelle grandezze né la felicitá universale delli uomini sieno gran fatto dirivanti dal modo del governo; e tenendo, come tengo, che la differenza fra i due sia si poca da non meritar neppure che un uom dabbene allunghi un dito per fare che l’uno preponderi all’altro; e leggendo quindi la vita di quel Castruccio da Lucca e dando per concesso che ogni sillaba d’essa sia indubitatamente vera; e’ m’è venuto cento volte fatto d’andare arzigogolando come l’avrei disputata nel Palazzo vecchio contro a Niccolò, nel caso ch’egli ed io fossimo stati i due soli consiglieri della Signoria di Firenze a’ tempi di quel formidabile Castruccio.

Pieno Niccolò di quelle idee che da lui e da molt’ altri del suo conio sono, e certamente con piú arroganza che non giustizia, chiamate «idee di libertá», è cosa assai naturale ch’egli avrebbe arringato messer lo gonfaloniere e madonna la Signoria con ogni possibile fierezza, e che chiamando Castruccio «bastardo» ad ogni virgola, e «spergiuro» e «traditore» e «tiranno», avrebbe procurato con infuocatissima eloquenza d’ inanimire l’auditorio suo, non soltanto a difendere la cittá loro contro colui che procacciava bruttamente di farsene padrone, ma eziandio a divincolarsi ciascuno come un drago, per ispegnerlo insieme con tutti i suoi e per rendersi padroni essi stessi della patria di quel malandrino.

— Magnifici signori — avrebbe detto Niccolò, — noi abbiamo un esercito composto di quaranta mila uomini, e quello di Castruccio a mala pena tocca de’ venticinque mila. Che domine