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al possesso di que’ loro tanti poderi, m’avrebb’egli scritta una lettera cirimoniosa anzi che amichevole? Richiamate i tempi andati alla memoria e rispondetemi quindi affermando, se vi basta la vista, che a riguardo mio egli è sempre quel desso. Nulladimeno io vi voglio recare un bel paio di pistole molto belle e d’un lavorio singolarissimo; e voi, se il giudicherete a proposito, gliele regalerete voi in nome vostro propio, ché in quanto a me sono risoluto di mostrarglimi freddo freddo, quando non faccia egli medesimo i primi passi, onde l’antica nostra intrinsichezza e la cordirlitá nostra si rappicchino e tornino nel loro prisco luogo. Voi avrete bel dire, dottor Iacopo: io non farò altramente in alcun modo. A’ suoi titoli, alle sue grandezze, so assai bene il rispetto che debbo, né gnene niegherò la minima bricia; ma delle sue dovizie non ne ho bisogno, né vorrò averlo mai; sicché tenda loro la ragna chi vuole e se n’abbia quella poca o molta parte che gnene potrá uccellare, ch’io per me non ne vo’ danaio. Io so vivere del poco, anzi del pochissimo; e piú mi quadra un po’ di pan bruno e una cipolla, come si suol dire, mangiata domesticamente, che non le pernici e i pavoncelli delle altrui mense. Vorrá egli annoverarmi di nuovo fra i suoi piú stretti amici? Tanto meglio: tornerò ad esserlo. Ma nella turba de’ suoi lusinghieri non m’annovererá giammai, né anco se fosse fatto gonfaloniere (0 a vita. Lo so da un pezzo, Iacopo mio, lo so il caso che i poveri debbon fare de’ ricchi, e che i ricchi soglion fare de’ poveri. Fra cento ricchi non ve n’ha uno che, anche volendolo, possa operar cosa di rimarchevole a vantaggio d’un galantuomo limitato in istrette circostanze; ché, se s’hanno de’ baiocchi a fusone, e’ s’ hanno edam una tanta quantitá di bisogni, una tanta gran moltitudine di capricci, e non di rado un cotanto subbisso di vizi da satisfare, che non rimane loro né modo né tempo né voglia d’operare cosa utile a chi s’ha mestiero d’essi. Ed è quindi tanto grandemente sterminato il numero di que’ che si divincolano per (i) «Gonfaloniere» chiamano a Bologna il loro primo magistrato, che si elegge ogni due mesi, se mi ricordo bene.