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due antiquari, anzi anticagliastri, si sono pur ora dichiarata. Uno d’essi è il celebre Giuseppe Bartoli, giá noto a tutto l’ universo per quel flagello di cose pregne di utilissima erudizione, che ha sapute stampare pochi anni fa su quella gran cosa chiamata il «dittico quiriniano». L’altro è un inglese chiamato Nedham, d’una dottrina si sfondolata, che nessun uomo vivente sa meglio di lui quante gambe s’abbia un ragno, quanti occhi una mosca e quante uova un gambero. Perché intendiate la guerra di questi due dotti per filo e per segno, è duopo sappiate come questo reai museo, fra le tante cose che contiene, contiene una statua di pietra nera, se non m’inganno, la quale sulla fronte, sulle guance, e spezialmente sul naso, ha certi intagli fatti collo scalpello. Quegl’intagli sono stati diligentemente esaminati dal Nedham piú e piú volte, e la conchiusione de’ suoi esami parò finalmente in questo: ch’egli stampò non so che eruditissima scrittura, in cui assicurò baldanzosamente come quegl’intagli, ed in particolare quelli che sono sulla punta del naso della statua, non sono altro se non caratteri antichi fenici, i quali si potrebbono molto facilmente leggere o spiegare da ciascuno che avesse conoscenza de’ caratteri cinesi. Questa a un dipresso è la sentenza di quel savio inglese, che io non saprei darvi ad intender bene e con esattezza molto scrupolosa, poiché, per ben intendere quella sua sentenza, bisognerebbe sapere tanto di fenicio e di cinese quanto ne sa egli medesimo, che i suoi fautori dicono essere versatissimo in quelle due lingue, avendo letto e studiato infiniti libri fenici stampati in Tiro e in Sidone molti secoli prima che quelle due cittá cadessero in potere d’Alessandro Magno; e letti e studiati pure, anzi postillati e commentati, moltissimi libri cinesi, e quelli di Confucio spezialmente, stampati in Nanchino e in Pechino e in altre cittá della Cina nel bel secolo di Tintontango, il quale regnò settanta o ottanta secoli prima dell’èra volgare. Il Bartoli, che non è un dotto inglese ma solamente un dotto padovano, e che per conseguenza deve avere solo soletto il diritto d’interpretare i segni fatti con uno scalpello sulle punte de’ nasi delle statue di marmo nero, letta la scrittura del Nedham. s’ inferoci come un gimerro che