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Per allungarvi la lettera vi voglio ora far parole del sapere, vale a dire della letteratura che corre in questa cittá. E qui lasciate ch’io cominci col dirvi come ci vorrebbe altro che arimmetica per computare i sonetti e l’ altre poesie che qui si pubblicarono pochi di sono, quando un loro principe gueri del vaiuolo! Voi crederete che quando un principe o altra persona guerisce di quel pericoloso male, sia una cosa da ringraziarne Dio co’ ginocchi per terra, anzi che un argomento da sonetti e da canzoni; ma questi numerosi poetanti giudicarono altramente e non si lasciarono fuggire quella occasione di dare una prova ciascuno del loro apollineo entusiasmo. Non vi potreste immaginare quanto la poesia toscana sia qui coltivata, e quanti versi rimati e sciolti, o sdruccioli e tronchi, sono atti a comporre questi instancabili vati anche sui piú magri e sparuti argomenti! Non v’è funzione di chiesa, processione, matrimoniamento, dottoramento, infratescamento, immonacamento, o altra cosa un po’ pubblica, un po’ rumorosa, che non venga tosto celebrata almeno almeno con un sonetto, di cui si distribuiscono poi migliaia di copie in fogli volanti, ed ogni foglio accompagnato da una certa cosa che qui chiamano «micchetta»; la qual micchetta non è se non un picciolo pane impastato col butirro e colla sua superficie bene inzuccherata. Voi ridete, signor Francesco, e vi pensate forse ch’io mi faccia gabbo di voi con delle fandonie di mia pura invenzione; ma vi giuro sull’onor mio che questo è un fatto, e che, quando si tratta spezialmente d’una qualche funzione di chiesa, non si dá fuori nessuna copia d’un sonetto che non serva d’inviluppo alla sua micchetta, e che la micchetta serve come di premio a colui o a colei che la riceve, per l’incomodo che si suppone abbia a pigliare nel leggere il sonetto, che, come è giusto, non verrebbe letto da nessuno se non venisse raccomandato da quel donativo manducarle. Ma passiamo ad altre cose, se non piú singolari e piú curiose, almeno di maggiore importanza. La scienza, che qui sembra fiorire sopra tutte l’altre, io giudico sia quella delle antichitá, poiché al nostro giungere trovammo tutta la cittá vòlta sozzopra a cagione d’una guerra che