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amabilissime Olimpie e di quelle bellissime Angeliche, di cui voi ed io sappiamo talvolta innamorarci; e gli è a quell’ orca che voi ed io abbiamo l’obbligo del vedere quelle due principesse ignude nate e in attitudini vaghissime: onde non posso voler male né anco all’orca, tanto piú che mi diverte sommamente quando s’indiavola e si sbatte di qua e di lá, sentendosi il paladino in bocca. E perché non mi piacerá l’ippogrifo che fa spiegare de’ voli altissimi alla mia fantasia, portandosela in quella maravigliosa isola d’Alcina e in quel paese di Logistilla tanto diverso dal nostro? Ben ho rabbia con quella maladetta Durindana, che un tratto spaccò quasimente il capo al mio magnanimo Ruggiero, né mai le perdonerò la morte che diede a que’ due miei buoni amici Zerbino e Brandimarte; pure, considerando quante fette seppe talvolta fare di que’ perfidi saracini, m’è forza darle il secondo luogo, ché il primo bisogna pure se l’abbia la spada di Fallerina, la quale seppe alla fin fine tagliare a traverso quel tremendo re eh Sericana. Voi mi permetterete poi, signor Francesco, di volere un ben matto alla lancia d’oro dell’Argalia, la quale, capitata nelle mani della nostra valorosa Bradamante, butta propio per terra quelli che avrei voluto poter buttare io stesso, ed in particolare quella petulante Marfisa, che sempre vuole ogni cosa a suo modo, e vuole farci perfino confessare che una vecchiaccia strega è bella piú che non la Venere de’ Medici. Ma che dirò di quella Discordia trovata dall’angiolo tra i frati e da quello abbrancata pel ciuffo e cacciata in quel campo d’Agramante, dove intrica tanto la matassa, che il demonio non ne raccapezzerebbe il bandolo se studiasse miU’anni? Davvero che la Discordia del Tasso e quella di Voltaire, anzi quella del medesimo Virgilio, sono Discordie da un baiocco l’una in paragone di quella! Si: le sono Discordie goffe, che assai poco sanno del loro mestiero! Non dico nulla del guercio innamorato W, che, tratto dalla sua (i) Orlando fu guercio a nativitate, se s’ha a credere all’antichissimo poema A’Aspramonte, al libro de’ Reali di Francia, al Pulci ed al Boiardo.