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re di Francia e meno ancora della presente guerra, di cui le gazzette mi dicono anche piú ch’io non vorrei. — A questa risposta di Vostra Eccellenza io replico che di me stesso pochissimo le posso dire, perché a lei non è nota neppur una di quelle tante persone colle quali la sorte m’ha qui connesso, e non ha idea nessuna della loro statura, fisonomia, etá o qualitá. Sarebbe cosa da non finir mai il farle entrar nel capo la piú frivola delle cose mie, poiché per intenderla saria duopo informarla previamente di millanta cose dalle quali dipende l’intenderla. Non sapendo Ella da quali cagioni, incatenate l’una all’altra, certi successivi effetti sieno stati prodotti a mio vantaggio o a mio danno, qualunque inezia mia particolare le riuscirebbe oscura e non ne capirebbe la metá senza un prefazio o un commento di dugento pagine; sicché, voglia o non voglia, m’è forza starmi sui generali e sfuggire le minuzie. Ma questo non è il caso suo, perché io so la piú parte delle cose che Ella sa, conosco le persone e i luoghi eh ’Ella conosce, né le occorrerebbono i commenti o i prefazi per farmi capir bene quelle tante minuzie, quelle tante inezie, di cui vorrei ch’Ella empiesse ogni sua lettera. Malgrado la difficoltá del dirle assai di me, pure io le scrivo sempre a dilungo, e tanto che talora forse ne sará secco e ristucco. Faccia Ella il debito dal suo canto e meni la penna in modo che le sue lettere si ragguaglino alle mie un pochino meglio pel futuro: cosa che potrá tosto fare ora che le ho additato i topici sui quali vorrei che s’estendesse. Un altro punto vorrei raccomandarle a quest’effetto, ed è che s’abbia sempre un foglio di carta bianca sul desco, onde possa cominciare a scorbiccherarlo per mio uso, tosto che una mia lettera le viene in mano. Io lo so in prova come, intanto che uno sta leggendo una lettera d’un amico lontano, il cervello se gli muove e scuote e dá a fermentare in maniera che spinge tosto fuora mille e mille pensieri caldi caldi. Se Vostra Eccellenza pigliasse que’ suoi pensieri colla punta della sua penna propio nell’atto che sono in quel fermento, e se con quella punta di penna li mettesse ad un per uno in quel suo foglio