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6 prefazione

inutili voi italiani v’adoperate! Perché moltiplicare le molle e le girelle e le ruote, quando la macchina si può muovere, né più né meno come si fa da noi, con una sola molla, con una girella o con una ruota sola?

— Verissimo, signor mio! Ella dice bene! Vossignoria favella come un Boccadoro! Ma che ci poss’io, se gli uomini d’Italia non sono tutti fatti né al suo modo né al mio? La disgrazia vuole che ogni paese s’abbia le sue usanze; e chi v’è nato, bisogna, voglia o non voglia, se le abbia per ottime, sieno cattive quanto ponn’essere; bisogna vi si acconci zitto zitto, onde non riesca straniero nella su’ propia patria; e chi è veramente straniero bisogna s’abbia flemma anch’esso e soffra che ciascuno in casa sua se la rimescoli come più gli pare. La maniera signorile, s’io potessi, la vorre’ di sicuro cacciare immediate del nostro scrivere, come anco del nostro parlare; e chi sa ch’io non la scomunicassi eziandio, s’io fossi papa; che quello indirizzare il discorso nostro ad un fantasma femminino, creato dall’immaginativa, come dissi più sopra, è certamente un peccato contro la ragione. Contuttociò, sinattanto che il nostro brutto costume durerà, e che ho pur paura voglia durare quanto la nostra lingua, io medesimo pretenderò in molti casi che alcuni, si nello scrivermi e si nel parlarmi, si scordino di quella cosacela chiamata «io» al nominativo e «me» all’accusativo, e vorrò costantemente che certuni, più sdanaiati se non altro che non son io, parlino e scrivano alla «Signoria», che non ho, anzi che a me stesso; entrandomi benissimo nel cervello che l’essere una persona trattata dall’altre persone come un ente spiritale, anzi che come una creatura comune e fatta come tutte l’altre d’ossa e di polpe, è cosa che solletica molto gratamente ogn’anima piccola come la mia; una cosa, la quale ti fa dimenticare per un istante quella verità si dura a considerarsi: che l’uomo non è se non un povero «tu», fintanto che se la passa in quest’orbe sublunare, s’abbia quattrini e terre a sua posta, e dottrina e nascita e autorità e possanza quanta se ne può sognare in luglio ed in agosto dal più gran fabbricatore di castelli in aria, o s’abbia vanità e superbia e pazzia