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per terra. Il signor Edoardo faceva i brutti visi e non avrebbe voluto quello che bisognava pur volere; ma io gli feci ricordare i letti de’ cappuccini italiani che avevamo veduti in Lisbona, duri come panche, da’ quali egli era stato tanto edificato, e gli dissi che, se voleva essere un di chiamato col nome di «padre Edoardo», bisognava cominciasse ad avvezzarsi nelle osterie del Portogallo ad esercitare la pazienza e ad acconciarsi alla mala vita. Rise, si stese giú e dormi, perché la pancia l’aveva bene stivata; ché, se si stette male a letto per quella notte, non s’era stato male a cena. La seguente mattina fummo a visitare i due conventi che v’ho descritti nella precedente: cioè quello della Madonna del Sasso e quello delle buche nella serra di Cintra; e tornati poi alla stessa Cintra di buonora lo stesso dopopranzo, avemmo tempo divedere un antico palagio del re, poco distante dall’osteria. L’architettura di quel palagio è d’un gotico assai diverso da quanti gotici mi venne mai fatto di vedere; ma, povero palagio! il terremoto n’ ha rovinato i quattro quinti! Fra le poche cose che rimangono d’esso, rimane una sala grande, che nel soffitto ha dipinto de’ cigni al naturale con delle corone d’oro intorno ai loro colli. V’è una camera con delle piche o ghiandaie dipinte anch’esse nel soffitto; e ogni ghiandaia ha scritti accanto i due monosillabi «por ben», cioè «per bene». E siccome la ghiandaia in portoghese si chiama «piga», unendo il suo nome a quel breve motto si fa «piga por ben»: le quali parole alludono bisticciando a non so che sciocca avventura amorosa succeduta qualche secolo fa in quella stanza, e di cui s’è voluto conservar la memoria con quel magro colibeto. Un’altra sala ha pur dipinti nel soffitto de’ daini, i quali portano sul dosso varie arme o divise di famiglie nobili portoghesi; e m’immagino che beate quelle, le quali s’hanno la loro arme dipinta sul dosso d’alcuno di que’ daini. I pavimenti e i muri di quelle stanze sono di pietre commesse a scacchi di diversi colori. V’è una stanza terrena che contiene una fontana; e dai molti buchi fatti nel muro zampillava fuora, prima che il terremoto guastasse il palagio, quant’ acqua occorreva per bagnare molto bene alcuno nella stanza /