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e n’acquistano sovente anche piú che non n’avevano prima del loro dimagramento. Ma di quali parole mi servirò io mai, che bastino ad esprimere il trambusto e lo strepito fatto in quel luogo dalle vociferazioni degli astanti, e dal battere universale delle mani per applauso, e dal correre di molte migliaia di genti a piè ed a cavallo dentro e fuori di quel circuito, nell’atto che i cavalli divorano la via? Aggiungete a questo le grida che si fanno da que’ tanti che s’invitano reciprocamente a fare delle scommesse. Le stesse dame, che in questo paese, s’io sono bene informato, si vergognano di passare per amanti di giuoco, non sanno costi frenarsi e resistere alla smania generale di scommettere: e cosi scommettono fra di loro, chi una caffettiera di caffè, chi tante libbre di té o di cioccolata, e chi qualch ’altra coserella. Ma la faccenda va in altra guisa fra gli uomini, molti de’ quali scommettono delle somme di danaro tonde tonde, che o ti arricchiscono o t’impoveriscono ad un tratto, ciascuno scuotendo in aria la borsa pregna d’oro, o alzando la mano piena di quelle note, che qui sono chiamate «biglietti di banco», equivalentissima ciascuna al danaro espresso in essa. Finisce la corsa che la notte non è lontana; sicché ognuno se ne torna all’albergo suo, e quivi ognuno si veste i meglio panni, perché alla corsa non si va se non «disabbigliato», come dicono i francesi, vuoi uomini o vuoi donne; e all’un’ora di notte si va al ballo, che si fa in una sala pubblica dove le donne non pagano all’entrare; e lá si comincia da’ minuetti, come si usa pur da noi ne’ balli pubblici, e poi si dá con ferocia nelle contraddanze, che mettono, per cosi dire, in fuoco tanto i maschi quanto le femmine. Stancatisi bene gli uni e le altre con quel ballare, ognuno è avvisato come la cena sta preparata in un’altra gran sala, ed ognuno corre a sedersi quivi ad una lunghissima tavola, composta di molte tavole d’egual misura e collocate Luna presso l’altra. Quivi gli uomini si seggono tutti in fila dall’un lato e le donne tutte in fila dall’altro, tanto che ciascuno s’ha a fronte la sua ciascuna; e un qualche