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4 458 INDICE Lettera quattordicesima — Di Gioseffò Titreba a Giambattista suo zio pag. 289 Scherza su certa ricetta portentosa che ha guarito un amico. Lettera quindicesima — Di Vittore Vettori a Gianmaria Galeotti » 292 Si conduole della morte di Carlo Cantoni. Lettera sedicesima — Di Gioseffo Parini al conte Durazzo.» 293 Anche la Clelia del Metastasio, sebbene non s’abbia certe qualitá in quel sommo grado c’hanno l’altre fatture di quel poeta, ha pure la sua parte di vigore, di bellezza, di nobiltá e di grazia. Lettera diciasettesima — Di Tommaso Perelli a monsignor Fabbroni » 296 Contro il padre Appiano Buonafede, eletto generale dell’ordine celestino. Lettera diciottesima — Di Gaudenzio Dotto a Felice Tabasso» 300 Anche in Italia gli uomini di studi, quando sanno far conoscere al mondo il loro sapere, sono presto condotti a vivere ne’ comodi, se non nell’opulenza, tanto nelle piccole quanto nelle grandi cittá. Lettera diciannovesima — Del conte Durante Duranti al principe don Tita Borghese » 304 A nessuno dei poeti italiani fu dalla capricciosa natura donata una mente piú lucida e piú sgombra di nuvoli di quella che donò al Metastasio. Lettera ventesima — Del conte di Scarnafigi al marchese Grisella di Rosignano » 313 Niccolò Machiavelli fu grande come politico, come storico, come maestro dell’arte della guerra e come scrittore; ma sui governi monar- % chici e sulle repubbliche ebbe delle idee arcibislacche. Lettera ventunesima — Dello stesso conte di Scarnafigi allo stesso marchese Grisella di Rosignano » 314 Se Niccolò Machiavelli andava errato quando decideva intorno alla migliore o peggiore forma di governo, andava poi erratissimo quando si faceva a dettar precetti per uso di quelli che mirano ad acquistarsi dominio o ad allargarselo. Lettera ventiduesima — Dello stesso conte di Scarnafigi allo stesso marchese Grisella di Rosignano » 315 Adottando le idee perverse che adottò, Niccolò Machiavelli non fece se non seguir la trista moda del suo tempo; onde, rassettata l’Italia, è naturale che i papi perseguitassero con scomuniche i lettori delle sue opere.