Pagina:Baretti - La scelta delle lettere familiari, 1912 - BEIC 1749851.djvu/431

quasi periodo, per non dire addirittura linea, che non abbia subito nella ristampa, per opera dell’autore, varianti, correzioni, rimaneggiamenti spesso notevolissimi, anche, si osservi bene, in quegli scritti che, come, ad esempio, la prefazione alle Poesie del Metastasio, avevano giá vista la luce presso gl’ inglesi pochi anni innanzi. E si badi che non parlo neppure delle aggiunte e delle omissioni, che si notano sovente nella ristampa e che furono evidentemente suggerite al Baretti dalla convenienza e da altre ragioni; onde, per dare almeno un paio d’esempi, mentre la lettera 17 della parte 1, dopo aver riprodotta, con le solite emendazioni, la lettera ch’è nel num. xm della Frusta letteraria, continua per un altro paio di pagine, che sono affatto inedite e ch’erano evidentemente il resto di una lettera non suppositizia; la lettera 24 della parte il, che riproduce, con molte varianti, la lettera ch’è nel num. xix della stessa Frusta, giunta al passo in cui dovrebbe toccare, in un altro paio di pagine almeno, dei frastuoni di Londra e del cattivo orecchio musicale degl’ inglesi, improvvisamente e prudentemente si chiude. A me è sembrato quindi necessario, anzi doveroso, che anche quelle undici lettere, insieme con quella, dirò cosi, sintomatica del Caro, fossero ristampate integralmente, come scritti, se non nuovi in tutto ai lettori del 1779, certo inediti nella forma in cui ricomparvero, e di non trascurabile valore storico e critico per chi voglia oggi seguire lo sviluppo ed i progressi del pensiero barettiano e studiare piú compiutamente e piú intimamente uno scrittore come il nostro, cosi mobile e variabile nella forma con cui suole rivestire, a distanza di tempo, i suoi concetti; cosi squisitamente sensibile a tutte le malie della sua penna; cosi facilmente dominato dalle condizioni psicologiche del momento e dalla forza suggestiva delle circostanze. V Circa la riproduzione del testo, mi sono attenuto fedelmente all’edizione curata dallo stesso Baretti; omettendo naturalmente tutti gl’ inutili accenti posti dall’autore per uso delle «damine» inglesi (e dei quali egli tocca in fine della sua Prefazione ); correggendo gli errori evidenti di stampa e di distrazione; seguendo G. Baretti, Scelta di lettere familiari. 28