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nostro autore {Scritti scelti inediti 0 rari di Giuseppe Baretit con nuove memorie della sua vita, Milano, G. B. Bianchi, 1822, t. 1), per dare esempio delle idee e del modo di scrivere del Baretti, ripubblicò, fra l’altre, ben diciassette lettere di quella Scelta (le lettere 4, ir, 15, 26, 28, 29, 30, 31, 35, 37, 43, 52 della parte 1, e 19, 24, 26, 32, 33 della parte n), oltre la prefazione, premettendo a ciascuna un titoletto dichiarativo e facendo in quasi tutte le solite prudenti omissioni «di alcuni brevissimi tratti», com’egli diceva, «innocui al restante». E fu indubbiamente questa pubblicazione del Custodi che diede l’aire e forni buona parte del materiale a quelle numerosissime e divulgatissime scelte di lettere suppositizie barettiane, la serie delle quali s’iniziò poco dopo con le Lettere instncttive, descrittive e familiari di Giuseppe Baretti torinese, curate da Bartolomeo Gamba (Venezia, tip. di Alvisopoli, 1824), a cui tennero dietro, con lo stesso titolo, le edizioni di Messina, G. Pappalardo, 1825; di Siracusa, G. Pappalardo, 1826; di Torino, G. Pomba, 1829; di Venezia, G. Tasso, 1829; di Napoli, ved. Reale e figli, 1829; di Venezia, G. Tasso, 1839; e, con titolo diverso, quelle di Milano, G. Silvestri, 1836; di Cremona, L. de Micheli, 1837; di Padova, A. Sicca, 1847; di Venezia, G. Antonelli, 1853; di Milano, M. Guigoni, 1877; di Milano, E. Sonzogno, 1873. Né giova, credo, ch’io citi, insieme con queste molte edizioni, le molte crestomazie o antologie scolastiche, in cui è facile imbattersi in qualcuna delle lettere barettiane divulgate per la prima volta da Pietro Custodi. Cosi gli editori di Milano dei Classici italiani (ed. cit., iv, 351-668), ripubblicarono soltanto sessantacinque di quelle lettere (ché la xxv non ha nulla a che fare con la Scelta barettiana), oltre la prefazione. E delle ventun lettere omesse da loro (e cioè le lettere 1, 12, 13, 15, 17, 28, 31, 32, 37, 47, 52 della parte i, e le lettere 4, 6, 7, 17, 19, 24, 25, 28, 29, 34 della parte 11), otto, che non avevan piú vista la luce dal 1779 e che quindi potevano «riguardarsi come inedite» (cioè la lettera 13 della parte 1, e le lettere 4, 6, 7, 17, 25, 28, 34 della parte 11), Luigi Morandi pubblicò con note, piú di quarant’anni dopo, nel suo volume su Voltaire contro Shakespeare, Baretti contro Voltaire (pp. 161-243 della i a ediz., Roma, Sommaruga, 1882; pp. 149-228 della 2 a ediz., Cittá di Castello, Lapi, 1884), giudicandole una piú libera e piú audace appendice alla Frusta letteraria, e dichiarando schiettamente che «poche scritture, nostre