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LETTERA TRENTAQUATTRESIMA

di Gioseffo Pelli a Pierlorenzo del Signore

[Delle Novelle letterarie di Firenze, compilate stoltamente dal proposto Marco Lastri, e particolarmente d’una critica petulante non meno che scimunita, posta in esse contro la prefazione dettata dal Baretti alle Opere di Niccolò Machiavelli.] Il proposto Lastri manderá pure in malora quelle nostre giá troppo screditate Novelle (*), continuando a stivarle, come le stiva ogni di piú, di quella sua tanta borra asinina. Sono delle settimane parecchie, Pierlorenzo mio caro, ch’io fremo e mi rodo e mi vergogno per esso e per noi ( 2 ), al vedere come lo sciocco si va sempre piú industriando onde dar l’ultimo tracollo a que’ poveri fogli. Quanto non fu la fama delle fiorentine lettere cresciuta nel tempo che la buon’anima del Lami li scriveva! Dio se l’abbia nella sua santa gloria; e mal abbia il brutto dimonio per aver ordinata la trama in guisa da farli ora continuare da costui! Oh, Pierlorenzo! Io arrovello e m’attristo insieme nel vedere la bestia dimenarsi a tutta forza per ispargere d’un obbrobrio da non finir mai le povere Novelle fiorentine, sempre cianciando in que’ fogli come una putta senza coda, biasmando all’impazzata sempre che biasima, lodando allo sproposito sempre che loda! Il bell’onore che que’ fogli vengon ora facendo alla nostra Toscana, si rispettabile in diebus illis pe’ suoi tanti dotti uomini, e specialmente pe’ suoi tanti critici dottissimi! Havvi un libro solo, di quanti il pinco n’ha mentovati in quelle sue Novelle, havvene uno solo, che sia (1) Cioè le Novelle letterarie, foglio periodico cominciato in Firenze giá son molt’anni dal celebre dottor Giovanni Lami, e continuato di presente dal non celebre Marco Lastri, proposto di San Giovanni. (2) «Per noi»: cioè per voi e per me stesso, che prima del proposto continuammo le Novelle per alcun tempo.