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— Benissimo, figlia mia; ma il ricciuto ne vuol egli alla Malgarita? — Io credo me ne voglia, perché mel dice sempre sempre. — Ma, s’egli te ne vuole, perché non vien egli alle corte? Perché non ti chiede a chi può darti? — E’ m’avrebbe chiesta gli è un pezzo, se mi’ padre potessemi dar la dote. — E che dote vorrebb’egli? — Quella che s’usa qui nella Marca: il letto e il telaio. — E qui, signor Tolomeo, fa duopo sapere che, secondo il costume de’ contadini marchigiani, bisogna la sposa rechi il letto al marito, insieme con un telaio, onde poter poi tessere, quando maritata, una certa sorte di tela grossa, di cui si fa un considerevole traffico in quella provincia. La Malgarita non poteva avere né il letto né il telaio, perché suo padre, angustiato di troppa famiglia, non poteva per allora soccombere ad una tanta spesa. Posto il conte al fatto dell’ostacolo, s’informò subito del costo di que’ letti, o piuttosto pagliacci, che i poveri marchigiani s’hanno, come anche di que’ telai; e, intendendo che la compra de’ due mobili, congiuntamente, a malapena ascendeva a quaranta paoli, chiamò a sé il ricciuto e gli disse che costi avrebbe fatto egli da padre alla Malgarita, s’egli voleva davvero menarla per donna. Pensa se parlò a sordo! Il ghiottone sfavillò di letizia e gliene baciò le mani, avviluppandogli i piú be’ ringraziamenti che potette. Non volle però il conte che la cosa terminasse cosi alla secca con un unico matrimonio; ma, raccomandando al giovanastro ed alla fanciulla di non far fiato per alcun giorno di questa cosa, parlò nello stesso stile ad alcun’altre delle sue ballerine e de’ loro dami, che scòrse a un dipresso nello stesso caso del ricciuto e della Malgarita, proponendosi di condurre insieme un’intiera dozzina di nozze. Ed aggiustata la faccenda bene da tutte parti, se ne andò dal vescovo d’Ancona, col quale gli fu forza nominarsi pel suo vero nome, onde ottener tosto, come ottenne, la dispensa di due de’ tre soliti bandi; ed una