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il grano sotto la sferza del sole. Date al ricco degli onori, conferite al ricco dell’autoritá di molta, onde possa mostrare sempre piú maggioranza sugli altri, onde possa sempre piú conculcare ognuno. — Queste cose le accetterò di molto buona voglia. Non volete darmele? Farò di meno, e mi starò tranquillo a casa mia. Ho io bisogno di quello che vi chieggo? No, davvero, ché a casa mia non mi manca nulla! — E che chiam’egli «casa mia»? Un edilízio d’architettura palladiana da far aprire tanti d’occhi al Vanvitelli. Che duopo s’ha egli di studiare qualch’arte, qualche scienza? Non le ha tutte in fondo al prefato scrigno? I costumi de’ suoi paesani non sono a un gran pezzo si buoni, si corretti, quanto il potrebbon essere, se i ricchi volessono sconciarsi coll’esempio, se non con altro, a riformarli un po’ poco. Ma che duopo s’hanno i ricchi di costumi? La religione patria vassi tuttora guastando e corrompendo. Un poco di buon esempio anche qui. Che religione patria, o non patria? Badano i ricchi a queste frascherie? I ricchi badano ad avere il suolo de’ loro appartamenti scalpicciato da una turba di servi, e la stalla piena di cavalli, e la rimessa piena di carrozze. L’ha detto il Parini in verso sciolto che il ricco ha a passare un bel pezzo del mattino in attillarsi (*), in profumarsi, e, quando (i) «Attillare» significa «abbellire», «ornare», «acconciare sollecitamente», e non s’usa se non parlando della persona e delle tante cose che possono giovare a farla parere leggiadra e aggraziata. Il Vocabolario della Crusca non ha questo verbo; non ha se non il suo participio passivo «attillato», e il sostantivo «attillatura», e l’avverbio «attillatamente». Ma nascono i rami e le foglie senza un tronco, senza uno stelo? Dunque gli accademici s’abbiano questo verbo nella prossima ristampa di quel vocabolario. E se vorranno aggiungervi l’etimologie promesse da tanto tempo, ecco qui al loro servizio quella del verbo «attillare». Gli spagnuoli chiamano «tilde» quel segno che pongono sulla «enne» in certe loro parole, come a dire in «Espaíia», in «espaíiol», eccetera. Da «tilde» formano il loro verbo «atildar», che vale, secondo la loro definizione, «porre uno scritto in perfetta ortografia, distinguendone le clausole e dividendone i periodi co’ punti, colle virgole e colle ‘ tilde ’». Questo è il propio significato di questo loro verbo. Il significato metaforico vale «dar l’ultima mano a qualsissia cosa, onde riesca perfetta nell ’esser suo». Da questo loro verbo attivo nasce il loro verbo reciproco «atildarse», che vale «comporsi» o «acconciarsi bene», «porre ogni cura nell’abbellirsi la persona o l ’abbigliamento»; in latino «concinnavi», «expoliri». Di Spagna dunque c’è venuto questo verbo «attillare», e senza guastarsi di molto nel viaggio.