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Che importa nondimeno se il Verazzi s’avesse anco del goldoniano, anzi che del metastasiano? Ho letto in qualche libro i cuochi della Cina essere si valenti, che ti sanno fare de’ piatti squisiti anche de’ vermi piú schifosi. I nostri compositori di musica sanno anch’essi fare una cosa consimile. Sia la poesia d’un dramma inverminita quanto si voglia, e’ ne fanno anch’essi de’ manicaretti eccellenti, non per uso delle bocche nostre, ma per uso de’ nostri orecchi. Non ci ha il Piccini fatto gustare come una cosa ghiotta quel gruppicino di vermicciuoli fetenti della Buona figliuola? Non dico però questo per derogare al merito del Verazzi, che. può darsi ci riesca poeta da mille zecchini. Cosi lo fosse, ché me ne rallegrerei moltissimo. Signor Carlo, se le vostre lettere son lunghe, la mia non è neanco breve. Salutatemi caramente il mio don Francesco Carcano, e la sua dolce Marianna, e le di lei sorelle, e la loro pregievole mamma, che Dio ce la conservi ancora molt’anni, e il Passeroni, e il Balestrieri, e il Parini, e don Giuseppe Casati, e la Peppina, e tutti gli amici maschi e femmine. Addio, addio a tutti quanti. G. Baretti, Scelta di lettere familiari. 24