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della fatica intellettuale d’un poeta di drammi musicali: voglio dire s’e’ possono in buona coscienza continuare a credersi d’esser posti a mazzo, come molti d’essi sfacciatamente si pongono, con un Metastasio, che non soltanto ha composte tante quasi perfette tragedie sottomettendosi a tutte quelle tante leggi, ma che ne fu anzi egli stesso l’istitutore, essendosi per tempo avveduto che senz’esse non vi sarebbe stato mai modo di rendere universale il diletto d’un dramma per musica? Si, il gran Metastasio ha scritto con chiarezza, con precisione, con facilitá un tanto numero di tenere, di sublimi, di filosofiche, d’impegnantissime fatture poetiche, malgrado il volontario inceppamento di quelle tante e tanto ardue leggi; e un autoruzzo d’un cento sonetti e di qualche canzone alla cinquecentesca, o d’una qualche dozzina di capitoli sulle zanzare, sui pidocchi, sui ravanelli, o sopr’altri tali argomenti piú degni degli Arlecchini che de’ poeti, s’avrá la baldanza di porre la lingua nel Metastasio e di cercargli il pelo nell’uovo? Ma questo sia detto unicamente per parentesi e per dare un rabbufifetto leggiero leggiero a certi pedissequi seguaci del Petrarca e del Berni, i quali non hanno lume bastevole da vedere l’ immensa distanza che v’è da un imitatore ad un creatore, da un rimatorello ad un poeta, e che pure se l’allacciano assai in su.. La cosa tuttavia che piú di tutto mi cagiona maraviglia nel Metastasio è il considerare da un lato la somma pienezza con cui egli ha espresso tutto quello che ha voluto esprimere, e dall’altro quanto sia scarsa la parte della lingua nostra da esso adoperata. La nostra lingua, signor principe, io non so s’ Ella sappia come è contenuta da circa quarantaquattromila vocaboli diversi, al dire del Salvini e d’un moderno lessicografo che si sono dati l’incomodo di contarli; e non so s’Ella s’abbia considerato mai come di que’ quarantaquattromila vocaboli la musica seria non ne adotta né può adottarne piú di sei in settemila. Questa cosa parrá ad un tratto detta piú per far pompa di singolare sagacitá che non per dire una veritá incontrovertibile. Scorrasi però coll’occhio lungo le prime pagine del vocabolario della Crusca, e si vedrá tosto che la cosa è un fatto e non una congettura. De’ dugento primi vocaboli registrati in quel vocabo-