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LETTERA UNDECIMA

di F’errante Borsetti a Giambattista Chiaramonti

[Ora che ha ottenuta la cattedra universitaria, si pigli una moglie di buon garbo; e intanto gli mandi il volume delle Vite del Mazzuchelli che contiene la sua biografia.] Io mi congratulo mcignopere con Vostra Signoria che sia finalmente fatto professore di storia naturale in cotesta universitá ( J ), e con meco se ne congratulano di cuore tutti questi suoi buoni amici. Davvero, signor Chiaramonti, che una novella piú gradevole di questa Ella non ce la poteva dare, se foss’anco stato sett’anni a pensarla. Mi faccia sapere chi sia il galantuomo da cui fu aiutato a salire su quella cattedra, ed accertisi che con quest’altro procaccio gli manderò per ricompensamelo unabella grillanda di quegli amaranti da Vossignoria veduti l’anno scorso in questi miei vasi di maiolica, e che s’è anzi tanto sovente sconcio ad inaffiare colle sue stesse mani. Cosi è, signor mio dolce; io mi congratulo e mi rallegro con esso lei del guidardone finalmente dato a’ suoi lunghi studi, e le auguro se lo goda gli anni di Nestore, anzi di Matusalemme. Or via, signor Chiaramonti: vuole Ella sentirne un’altra d’un altro colore? Mi scrivono di Venezia come il dotto ed indefesso conte Giammaria Mazzuchelli, in una sua opera, se non m’inganno, intitolata Vite degli scrittori viventi s’ha pubblicata la vita... — Di chi? — Del suo servidore Brighella sempre a’ comandi suoi. L’avrebb’Ella pensata mai che la vita di Ferrante Borsetti avesse ad essere scritta? Tant’è però, ch’ella è scritta; e non soltanto scritta, ma eziandio stampata. Quali diavoli d’aneddoti quel disperato conte biografico s’abbia saputi rintracciare di (i) Credo voglia dire quella di Bologna; ma non ne sono sicuro.