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2Ó2 LETTERA SESTA e a diffuso spiegate tutte le regole necessarie ad osservarsi da chiunque voglia in tempo corto riuscire un poeta al modo che s’usa oggidí per tutta Italia. E le tali regole, tratte dai fondi piú cupi e dai buchi piú scuri dell’ italica ignoranza, verranno tutte quante abbellate da molte giumelle d’esempli, cavati ad uno ad uno da moltiplici poemetti in versi sciolti scritti in lode di Caio e di Sempronio dall’ immortale signor abate Luigi Godardo (0, e dai sonetti composti sui guanti e sulle pantufole delle belle donne dal signor Giuseppe Cerretesi, nobile di Valdarno, e dalle ottave dettate sulla battaglia dell’ Assietta dall’antiquario Giuseppe Bartoli, e da molt’altre filastroccole uscite dalle penne d’oca di molti e molt’ altri somiglievoli guastamestieri. E perché non è oggidí troppo costume di mandare un libro in luce, come si suol dire, senza raccomandarlo ad un qualche sommo barbassoro, che sfoderi a un bisogno la durindana in sua difesa contra certi Aristarchi sempre accigliati, sempre crudeli e sempre inesorabili, una prolissa dedicatoria raccomanderá, colle piú abbiette, piú pidocchiose e piú fetide parole ch’io mi saprò accozzare, i miei sette volumi al possentissimo padrocinio di Nivildo Amarinzio, cioè dell’abate Gioacchino Pizzi, custode generale d’ Arcadia e proconsolo ( 2 ) o viceconsolo o sottoconsolo dell’accademia della Crusca, degnissimo successore di Mireo Rofeatico (3) d’insulsissima memoria. Indirizzando a questa foggia la mia storia a quel messer Nivildo, io non incorrerò in primo luogo la taccia data a coloro i quali si vanno dedicando i lor libri a chi non ha punto che rimescere col contenuto d’essi, né mi si potrá rinfacciare ch’io abbia fatto come quel certo curato di Pordenone, che dedicò la Vita d’una castissima (1) Vedi per saggio uno di que’ poemetti, intitolato mattamente L’ombra di Pope (cioè d’Alessandro Pope, poeta inglese), in lode di don Luigi Gonzaga, principe di Castiglione. Peccato che quel garbato signore si lasci lodare da cotal gente! Si lascia egli far le scarpe da chi non è calzolaio? (2) Il capo o archimandrita di quella transandatissima accademia s’intitola modestamente «l’arciconsolo». (3) L’abate Morei, autore, fra l’altre babbuassaggini, d’un libro de’ piú insulsi e ridicoli che s’abbia l’Italia, intitolato Memorie istoriche dell’adunanza degli arcadi.