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ne siate mai avvista, mi sono ’ito aggirando infinite volte pel vostro cervello, e che ne conosco tutti quanti i cantucci e gli andirivieni, e che non soltanto so sempre quali pensieri v’abbiate, ma che so perfino il modo del loro formarsi, vi dico che mandereste indietro il chiausso con una risposta concepita esattamente ne’ termini seguenti: «Giacinta Pelli, sopranomata c la bizzarra ’, a sultan Mustafá salute e vittoria contro i suoi ribelli d’Egitto. «Io mi ti dichiaro sommamente obbligata, glorioso sultano, dell’oflferta generosa che t’è piaciuto farmi. Quantunque però l’essere tua prima sultana sia una cosa molto desiderata dalle donne di Georgia e di Circassia, l’Altitudine Tua mi permetterá ch’io le dica come noi altre signore fiorentine non possiamo persuaderci la dolcezza d’essere prima o seconda sultana sia una dolcezza equivalente a quella d’avere un marito tutto intiero per ciascheduna, o, se non tutto intiero, divisibile al piú al piú fra due o tre di noi: cosa nondimeno che mi lusingo non m’avverrá si tosto, considerando qual viso e qual persona la natura m’abbia data. E che vuoi tu, Mustafá potentissimo, che vuoi ch’io mi facessi in quel tuo serraglio con solo la quattrocentesima parte di te, come sarebbe il caso s’io mi calassi al tuo zimbello? Non comprendi tu che mi torna meglio l’avere un marito tutto intiero che non un quattrocentesimo d’un sultano? Tu mi dici che se vengo mi terrai sempre chiusa in un appartamento piú luminoso che non è quello del sole. Ma tu dèi sapere come tanta è la forza dell’educazione e del buon esempio in questa nostra bella Firenze, che a noi altre donne aggrada piú assai che starci sempre chiuse in casa la libertá d’andarci a buscare una buona infreddatura al teatro in tempo di carnovale, e che il pericolo di quella infreddatura, nel mio particolare, io lo preferisco di molto all’ornarmi le trecce co’ tuoi diamanti e co’ tuoi zaffiri, e al cingermi i fianchi con una tua cintura formata tutta di rubini e di smeraldi grossi come noci. Cosicché il tuo dirmi che mi coprirai tutta da capo a’ piedi con le gioie piú sfavillanti che Golconda produca, tu vedi, sultano Mustafá, come non può