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que’ tanti famosi latinisti, congiunta con quella di que’ tanti accademici della Crusca, e se cominciarono tutti insieme e se tuttavia continuano a gridare che bisogna scrivere al modo di messer Boccaccio o rinunziare all’uso della penna e rimanersi un bel barbagianni. Ecco, signor conte Corte, ecco in qual guisa la nostra lingua fu ridotta a non produrre che pochi piu vocaboli di que’ che si trovò avere a’ tempi del Boccaccio, poiché nessuno scrittore, per lo spazio di due secoli dopo di lui, s’ardi quasi d’adoprarne uno che non fosse nel Decamerone o nel Corbaccio o nella Fiammetta o in qualcun’altra delle sue varie tiritere. Ecco in qual guisa divenne quasi universale la rabbia di non porre mai la minima parte All’orazione dove l’ordine naturale dell’ idee richiederebbe che si ponesse. Ecco in qual guisa avvenne che quasi ogni periodo scritto si trovò diverso da ogni periodo parlato e vide il suo povero verbo trasportato a suo dispetto sull’estrema sua punta. Ecco in qual guisa s’è fatto prender per forza alla lingua nostra un artificiale carattere latino, quantunque, come ciascun’altra delle moderne europee, s’abbia un suo naturai carattere di semplicitá settentrionale, avendo dal settentrione ricevuta la sua indole, come ha ricevuti in gran parte i suoi articoli, le sue preposizioni e molt’altri suoi minuti segni, egualmente che moltissimi de’ suoi vocaboli. Ed ecco finalmente per qual ragione noi ci troviam ora con una lingua ne’ libri del nostro Boccaccio e in que’ de’ nostri antichi latinisti, de’ nostri cruscanti e de’ loro troppo numerosi seguaci, che non v’è stato e non vi sará mai modo di farla leggere universalmente e con piacere al vario popolo di ciascuna cittá e provincia nostra: al contrario appunto di quello che è avvenuto in Francia e in Inghilterra; dove, non essendo mai per buona ventura fioriti né Boccacci né boccacciani, si sono formate rispettivamente due lingue scritte, ciascuna delle quali è riuscita chiara, intelligibile e dilettosa agli abitanti di quelle regioni, cominciando da’ piú scienziati ed eleganti loro individui giú sino alla piú ignorante e piú rozza ciurmaglia, o che dimorino nelle loro rispettive metropoli o nelle loro piú distanti provincie.