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di gianpaolo roviglio a lodovico ricci 21

sudore della mia fronte? Affé, che, considerando come un po’ di letteratura mi procaccia un vitto quotidiano senza mi sia mestiero d’andar piegando il ginocchio a verun Mecenate, affé, che mi par pure una bella cosa! Non conosco io più di dieci e più di venti galantuomini in questa Roma, ciascuno più dotto dì me i sette doppi, che sono costretti a faticare anche più di me e che guadagnano tuttavia meno ch’io non guadagno? Ella lo sa pure che «si ad naturani vives nu7iquam eris pauper, si ad opiniones nunquam dives •»ì Che domine vorrebbe? ch’io me la rotolassi in una carrozzona come un principe Boria? che me la scialassi con più piatti in tavola che non il principe Giustiniani? che m’avvolgessi per un palagio più grande che non quello del principe Borghese? A me bastano le mie due gambe, una frittata e un paio di camerelle. Più e più volte ho io pesati i miei meriti colla mercede che me ne viene, gli uni ’n una coppa della bilancetta, l’altra nell’altra coppa; e sempre l’ho trovate di paro, comeché madonna Filautia siesi sforzata sempre e si sforzi tuttora, per bontà sua, di far preponderare quella de’ meriti. La sola cosa che alcuna volta mi riesce un po’ durotta, gli è il mio non potermene, prima d’invecchire affatto, venire a passare un resto de’ miei anni in cotesta mia patria e nel grembo della mia famigHa. Qui si che non ci ho rimedio, e bisogna m’affligga talvolta un poco! Né posso trovare tanta virtù nel mio debil cuore che basti per far fronte a questo desiderio, quando mi si sveglia con veemenza, come avviene troppo sovente; né il mio affanno è mediocre quando la mia folle fantasia s’infervora a dipingermi la dolcezza che troverei in una vita domesticamente menata nella cara compagnia di quelli, co’ quali mi passai i miei primi innocenti giorni. Oh, fantasia folle, folle, folle! Quante volte non m’hai fatto incerchiare da tutti i miei, e postomi qui a destra il mio Filippaccio con quel suo naso un po’ ritorto, e qui a sinistra quella sua moglieraccia fatta di neve, e li a fronte quel Giovanni tutto flemmatico, insieme con quello sbardellato filosofo d’Amedeo! Infinite volte m’è paruto vederli tutti pendere dalla mia bocca con quelle loro facce sfavillanti di letizia, tutti ascoltando con somma divozione la