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so, meglio che non voi, acconciarmi d’un tamburo quando non ho liuto. — E che nefarete voi? — Che ne farò? Me lo condurrò a caccia per queste pianure, lo farò nuotare nel mio laghetto, ballare con queste nostre villanelle, schermire col paggio, correre a piede o a cavallo per tutti questi contorni. Che altro ne farei? Queste cose so che le imparerá presto e le adoprerá volentieri. E so poi etiam che i gonzi l’avranno a suo tempo per un gentiluomo bello e buono, veggendolo ricco ed atto a far bene queste cose. In conchiusione, non pestate piú quest’acqua e inviatemelo tosto, ché qualche partito ne saprò cavare, voglia o non voglia. Fate di star sano e gueritevi del desiderio di trasformare le rane in buoi, ché ad ogni modo né voi né io non saremo giammai da tanto. Addio.