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quella d’un re di Portogallo. Eppure questo edifizio, che l’ampiezza delle sue mura e la loro modica altezza dovevano rendere saldo come un monte di bronzo, fu cosi ferocemente sconquassato che non ammette piú racconciamento. E non soltanto que’ suoi macigni e que’ suoi marmi sono stati sconnessi e sciolti dalle spaventevoli scosse, ma molti anche spaccati, quale in due, quale in piú pezzi. Le grossissime ferrate furon tratte de’ loro luoghi, e altre piegate e sconce, ed altre rotte in due dalla piú tremenda e dalla piú irresistibile di tutte le naturali violenze. Il molo della dogana in riva al Tago, che era tutto di sassi quadri e grossissimi, largo da dodici o quindici piedi ed alto altrettanto e che per molti e molti anni aveva massicciamente sostenuto e represso il pesantissimo furore delle quotidiane maree, sprofondò e spari di repente in siffatta guisa che non ve ne rimase vestigio; e molte genti, che erano corse sopr’esso per salvarsi nelle barche attaccate alle sue grosse anella di ferro, furono con le barche ed ogni cosa tratte con tant’ impeto sott’acqua, anzi in una qualche voragine spalancatasi d’improvviso sotto terra, che non solo nessun cadavero non tornò piú a galla, ma né tampoco alcuna parte de’ loro abbigliamenti. Gira l’occhio di qua, volgilo di lá, non vedi altro se non ferri e legni e puntelli d’ogni guisa posti da tutte parti, non tanto per tenere in piedi qualche stanza terrena che ancora rimane abitabile, quanto per impedire che le sconnesse mura non caschino a schiacciare e a sotterrare chi per di lá passa. E tanto flagello essendo venuto in un giorno di solennissima festa, mentre parte del popolo stava apparecchiando il pranzo e parte era concorso alle chiese, il male che toccò a questa sventurata cittá fu per tali due cagioni molto sproporzionatamente maggiore che non sarebbe stato se in un altro giorno e in un’altr’ora fosse stato dalla divina Provvidenza mandato tanto sterminio; perché, oltre alle numerose genti che a parte a parte nelle case e nelle strade perirono, quelle che stavano nelle chiese affollate rimasero tutte insieme crudelmente infrante e seppellite sotto i tetti e sotto le cupole di quelle, ché troppo gran porte avrebbono dovuto avere per porgere a tutti via di