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di annibale caro a bernardo spina 13

I fondatori d’esse furono uomini santi, e le ordinanze e le istituzioni loro furono buone e partorirono degli esempi buoni e delle buone opere ne! mondo. In oggi però la maggior parte di quelli che v’entrano buoni, o vi si corrompono tosto, o non vi durano, o ci vivono con dispetto, tanto quelle istituzioni e quelle ordinanze si sono guaste coll’andar del tempo; e quelli che ci stanno di buon grado, fannolo per povertá, non sapendo in qual altro modo vivere, o fannolo per ambizione, aspirando pure a giungere in alto e lusingandosi che un di saranno gente di qualche dignitá e di qualche autoritá. Non v’ha sempliciaccio che non sappia come in oggi la cosa sta com’io ve la dico, e voi medesimo lo sapete in vostra coscienza che i frati ritengono piú poco o nulla della loro puritá e bontá e santimonia antica. E se il sapete, come vi dará il cuore di accusarmi ch’io dico mal de’ frati? Della corruttela e cattivezza loro io me ne doglio come se ne duole ogn’uom dabbene; ma il vero bisogna pur dirlo e non farci gabbo da noi medesimi; e se non fosse tutto questo notissimo, lascerei anco d’accennarlo per non iscandolezzare quelli che credessero altramente, se alcuno ve n’ha. Ma chi non sa le invidie, le rabbie, le maladette malizie e le infinite sceleraggini, che son oggi tra i frati? Come dunque potete sperar mai di starvi con essi quieto e contento? Risponderete che vi anderete preparato, sicché le ribalderie loro non vi travaglieranno. Ed io vi torno a dire che quella stessa preparazione vi dovria bastare perché non siate travagliato nel secolo. Meno quiete e piú pericolo cred’io che sia il combattere con una tempesta in un porto che non in alto mare. E qual utile riporterete dal conoscere piú da vicino i vizi frateschi, supposto anco non ve se n’appicchi nessuno? E vi voglio dir poi, come sarete appena frate, che il volgo vi crederá un ipocrita, un tristo, un malvagio; imperocché tale è il giudizio che il volgo fa d’ogni frate: dico «il volgo», perché non pensiate ch’io sia di questa opinione. Io ne conosco de’ buoni e de’ valentuomini assai, e li ho in onore tutti quanti sono, bastandomi la bontá e la dottrina del Seripando solo a farmi riverire e ad avere in ammirazione quanti frati si trovano, come che io creda che presso