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dicono fosse pochissimo noto a’ suoi contemporanei; imperciocché, oltre che una rondine non fa primavera, poco si sa di certo intorno ad Omero: e forse ch’egli non era punto noto a’ suoi di, o perché non dava fuori alcuna copia de’ suoi poemi, o per qualch ’altra cagione ignorata di presente. Senza però spaziare di soverchio su questo punto, basterá dirvi che, se non acquisterete un gusto forbito e sicuro in poesia, né tampoco riuscirete un letterato di prima lancia, credetelo a me. E però, venendovi fatto di porre alcuna volta qualche vostra idea in versi toscani o latini, non sará se non bene, perché, cosi facendo, verrete avvezzandovi a maneggiare l’una e l’altra lingua maestrevolmente; ed è chiaro che chi maneggia una lingua con franchezza quando s’inceppa colle misure e colle rime, la maneggerá vie piú francamente quando farassi a scriverla sciolta, imparando poi anco, e come di soprammercato, ad esprimersi con vaghezza, con brio, con energia, con precisione. Liberatevi dunque della sciocca paura che il coltivare il vostro genio poetico v’abbia a dare aliquando famem, o a pregiudicarvi nel concetto altrui, o a remorare gli altri studi vostri; assicurandovi io, in fé di galantuomo, che il fare de’ buoni versi non può produrre somiglianti effetti. E dandovi anco la cosa per concessa, non sará egli sempre in poter vostro il non mostrare ad alcuno i versi che avreti fatti? Quanto mi riuscireste caro, se veniste un tratto a scrivere in verso latino come un Poliziano, un Vida, un Fracastoro, e in verso toscano soltanto come un valente imitatore d’un Dante, d’un Pulci, d’un Ariosto, d’un Berni o d’un Metastasio! Ma queste non sono speranze ch’io possa nutrire, sapendo quanto di cervello e di studio si richiegga per poter solamente meritare il titolo di caudatario d’ alcuno di que’ cinque barbassori; ed io sono poco men che certo come voi isbagliate Battezza dell’orecchio vostro a distinguere le misure de’ versi senza l’aiuto delle dita per un’indole poetica. Io non ho peranco trovato che alcun secolo, per fecondo che siasi stato d’uomini grandi, s’abbia prodotto giammai piú di tre o quattro poeti, quando il vocabolo si voglia pigliare nel suo vero significato, che vale «creatore» o «inventore»; e che voi abbiate ad