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LETTERA VENTISE1 ESIMA

DEL CONTE BENVENUTO DI SAN RAFFAELLO

AL DOTTORE NlCOLAO BROVARDI [Gli storici italiani scrivono malamente, i francesi sconciano la storia con troppe bugie, e sopra tutti il Voltaire con la sua parzialitá pei cinesi.] Voi non v’avete il torto, signor dottore, non gustando troppo il modo di scrivere le storie generalmente adoperato dagli uomini d’Italia. Dico che non v’avete il torto nell’opinione mia, perché nemmen io trovo molto diletto quando mi faccio a leggerle, comeché tutte, o quasi tutte, sieno piene di fatti molto degni d’essere saputi. Lasciando andare che in troppe d’esse mi fa nausea l’iniqua parzialitá da cui sono sconce, ve n’ha egli una sola che non cagioni stizza con la lingua e con lo stile? Vedete il tanto lodato Machiavelli, che si sta come chi dicesse in vetta alla nostra storica piramide! Chi può scorrere venti pagine della sua Storia senza maladirne le tante parentesi, talvolta incarcerate in altre parentesi? Chi può non desiderare la scomunica maggiore a que’ suoi verbi che, invece di starsene dietro ai loro nominativi e dinanzi ai loro accusativi o agli altri casi, come la natura del parlar toscano richiede, vannosi latinamente a porre sulla punta d’ogni suo periodo? Vedete quel Guicciardini, che stassi pur combattendo col signor Segretario fiorentino b) per la palma del primato! Avete voi polmoni che bastino per tener dietro col fiato a quelle sue clausole? Aimè, che ciascuna d’esse dura un’ora dal riposo d’un punto al riposo d’un altro punto, e non di rado dalla pausa d’una virgola alla pausa d’un’altra virgola! Il Davila è di molto superiore ad ognuno di que’ due dal canto della veritá, che il Guicciardini mascherò talora un poco, e che (i) Gl’italiani, che hanno paura di nominare il Machiavelli col suo nome, lo chiamano «il Segretario fiorentino».