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28 LA FRUSTA LETTERARIA perché quelli che dimorassero fuori di dette città o strade maestre, bisognerà che abbiano l’incomodo di mandar a cer- care i loro fogli da quel libraio in quella città che sarà loro più comoda o più vicina. Gli associati che saranno fuori d’Italia non potranno essere serviti per la posta con detta franchigia come que’ d’Italia, perché il mandar loro i numeri per mezzo dei corrieri coste- rebbe troppo. Si procurerà però di farli loro tenere con oc- casioni di meno dispendio, quando non volessero pagare essi medesimi la spesa della posta per averli regolarmente e con maggior sollecitudine. Aristarco Scannabue assicura chi lo vorrà leggere che farà tutto il possibile perché tutta l’opera sia scritta con lo stesso candore, colla stessa severità e colla stessa intrepidezza con cui ha scritto questo primo numero, essendo sua risoluta intenzione di diminuire con questa sua Frusta la turba ornai troppo folta de’ nostri cattivi e goffi scrittori, e di accrescere il numero degli scrittori buoni non meno che quello de’ ga- lantuomini. Si avvertono poi tutti gli autori a non mandare, come tal- volta si usa, i libri loro in dono ad Aristarco colla lusinga di renderselo propizio e di caparrarsi la sua parzialità, poi- ché se tali lor libri non riuscissero degni della sua approva- zione, poco gioverebbe loro il regalarli a questo bizzarro e inesorabile vecchiaccio. Chiunque però volesse comunicare qualche notizia letteraria al medesimo Aristarco, potrà scri- vergli franco di posta sotto coperta al signor Antonio Savioli Mercante Libraio in Venezia. Roveredo, io settembre 1763.