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NUMERO PRIMO IS non è più agli affari; non può più intraprendere cosa al- cuna che abbia del grande e del magnanimo; non può più accrescere per vie oneste le sue fortune; non può più sperare di trovare amicizia vera in alcuno, perché i buoni lo fuggono, e solo i tristi cercano di cattivarsi la sua benevolenza per infinocchiarlo nell’onore; non ha più a sperare allegria, pas- satempi, diletto o conforto alcuno in questo mondo, e in somma Tuomo ammogliato non può più in alcun modo fuggire l’universal taccia d’inetto, di ridicolo, di forsennato e d’infame. Tutte queste stupende verità il nostro filosofo mugellano le puntella a modo suo con ragioni, secondo lui, irrefragabili, e cavate fuora dal più recondito midollo degli organi umani, e dal suo infallibil fisico delle cose sublunari. Nell’opinione sua le donne non sono altro che automati, a’ quali non è per- messo di operare se non secondo l’impulso delle suste, delle molle e delle girelle d’una libidinosa natura, la quale rende quelle creature simili in tutto, fuorché nella esterna forma, alle salv^atiche giovenche e puledre, che, mugghiando e ni- trendo d’amorosa rabbia, ferocemente s’avvolgono per l’ampie campagne dell’America meridionale. In conseguenza di queste sue stillatissime anatomiche sco- perte, il filo.sofo del Mugello desidererebbe che il matrimonio fosse piamente abolito, o che fosse unicamente limitato a due sole classi di persone, cioè alla più infima canaglia, e a certi « nobili artefici che dichiarano oracoli con facile interpreta- zione, perché costoro hanno da dividersi tra loro immense ricchezze; e vivendo in un ozio tranquillissimo, lontani da qua- lunque pericolo o fatica, e liberi affatto da quei tormenti del- r intelletto, che la ricerca del vero produce nelle scienze più profonde, si godono felicemente la gloria sedendo. Ma giusto a costoro è vietato il matrimonio dall’istesse leggi loro per alcuni motivi sublimi e da noi non intesi, e par che lo abbiano voluto abbandonare al volgo profano ». Bisognerebb’essere un troppo gran perdigiorno per mettersi da buon senno a confutare il grave filosofo che scrive di que- sti periodi, e che per migliorare il mondo vorrebbe che nel