Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
brustie e di simili danari, e senza il pegno in mano non ci prestarebbero, m’intendete bene. Ed io che sono un povero fante, figliuolo di famiglia, che diavolo volete voi che io doni loro e rechi da la città? Se io non ci do il mio, che non vo’ dire, non so che darle. Più tosto faria per me a trovare chi mi desse del suo, pigliando ciò che del mio le posso dare; – e tuttavia dicendo queste pappolate rideva. – Or dimmi, – disse la donna, – se tu trovassi chi del suo ti donasse, tu a l’incontro che cosa gli daresti? – Madonna, – rispose il contadino forte ridendo a la villanesca, – io le darei, e basta. Voi m’intendete pure. Al corpo del pisciasangue, che io sì bene la contentarei del fatto mio che ella per un altro non mi baratteria. Io vi so dire che faccio di bello quando vi mi metto, e che non mi stracco così di leggero. – E che faresti tu in mill’anni, – disse la donna, – che tanto sei bravo di parole e mi pare così mèzzo, non so come? – Mèzzo, madonna? – rispose egli. – Voi ve ne accorgereste se avessi a far meco. Voi non mi conoscete bene nè sapete ciò ch’io vaglio. Guardate qui se questa vi pare una vita d’attratto o da stroppiato. – E dicendo questo saltò in piedi e fece un salto tutto tondo e molto alto da terra, chè in effetto egli era gagliardo, destro ed aiutante de la persona. Venne in questo il fanciulletto figliuolo del dottore e de la donna, del quale ella non si prese guarda alcuna. A la donna piacque che Antonello così largamente in parole si domesticasse, parendole molto al proposito; ed anco ella cominciò seco domesticamente a scherzare, ora tirandogli i capelli, ora il naso ed ora dandoli così da scherzo leggermente alcuna buffettata e facendogli altri simili fastidii. Egli attendeva pure a cibarsi, ed accorgendosi che ella voleva il giambo di Marcone le disse: – Madonna, se non mi volete dar del vostro, lasciatemi stare; se non, al corpo che non vo’ dire, mi farete entrar in còlera, e poi anderà secondo che anderà. State cheta. – Ma ridendo ella e non cessando molestarlo, egli che si sentiva crescer roba a dosso, si levò in piede e presa quella in braccio, la basció due e tre volte, e poi le disse: – Se non mi lasciate stare, io vi farò; starete pur a vedere. – Ella riscaldata sul fatto e che moriva di provarlo come egli era ben gagliardo nei bisogni de le donne, gli disse ridendo: – A la fè di Dio che ti vo’ far castrare. – Castrare? – rispose Antonello. – Cotesto non farete mica. Come diavolo! castrare? o cacasangue! e che sarei io da fare se fussi castrato? che fareste voi dapoi dei fatti miei? Io so che mi vorreste conciar per una volta. Castrate pure i galletti per far dei capponi e lasciate che io stia con tutti i membri miei. Io vi darei prima