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anco ella abbia il suo padrone. L’apportator di quella sará un servidore del signor vostro cognato, il signor cavalier Vesconte, che egli a posta vi manda per condur cavalli in qua. Essa novella chiaramente dimostra che, quando una donna delibera ingannar il suo marito, che se egli avesse piú occhi che Argo, che a la fine ella stará di sopra e gliela appiccherá. Dimostra ancora che i mariti deveno ben trattar le mogli e non dar loro occasione di far male, non divenendo gelosi senza cagione, per ciò che chi ben vi riguarderá troverá la piú parte di quelle donne che hanno mandato i loro mariti a Corneto, averne da quelli avuta occasion grandissima, ché rarissime son quelle da’mariti ben trattate e tenute con onesta libertá, le quali non vivano come deveno far le donne che de l’onor loro sono desiderose. Né per questo mai sará lecito a donna veruna far torto al suo marito, ancor che mille ingiurie da lui riceva. State sano. NOVELLA V Quanto scaltritamente Bindoccia beffa il suo marito, che era fatto geloso. Poi che il magnanimo Alfonso re di Ragona, per l’inesti- mabile liberalitá di Filippo Vesconte uscito di pregione, acquistò Napoli, Angravalle, cavalier napoletano che molti anni aveva sotto lui militato e ricco si trovava, d’una giovane molto bella, che Bindoccia si chiamava, fieramente s’innamorò. Ella era figliuola del signor Marino Minutolo. E perché era bellis- sima, molti baroni e gentiluomini la corteggiavano; ma ella mostrava non si curar di persona, e a le ambasciate rispondeva che ella serbava la sua verginitá a colui che dal padre le fosse per marito donato. Angravalle, poi che s’accorse che se per moglie non la prendeva, che forse altri l’averebbe presa, al padre di lei per consorte la fece domandare. Il padre, consegliatosi con alcuni parenti ed amici, si contentò di dargliela. Onde egli tutto pieno di allegria solennemente sposò Bindoccia, e le nozze si fecero molto onorevoli. Menatola poi a casa ed entrato in possessione dei tanto desiderati beni, avendola onoratissimamente