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mia. — Questo è — soggiunse l’oratore — perciò che il nostro buon terreno grasso gli ha prodotti, e noi gli ripiantiamo tre e quattro fiate e gli diamo del letame pur assai e gli innacquiamo. — Tu dici il vero — rispose subito Proto. — Per la fede mia eh’ io ti conosco ora, ché prima non ti aveva conosciuto. Egli deverebbero esser di quei porri che tu quando stavi a Bologna a studio facevi piantare nel tuo orticello, che era co,si grasso, morbido e benissimo coltivato. — Il papa con tutti quelli che erano presenti, che erano pur assai e grandi uomini, di cosi mordace motto risero grandemente, perciò che il Proto soggiunse che quando l’oratore era in Bologna serviva tutti gli scolari che di mangiar carne di capretto assai si dilettavano. Ed il pecorone sentendosi rinfacciar cosi enorme vizio né piú né meno arrossi come averebbe fatto un asino. — Avendo il Mondolfo finito di parlare, e sovra le dette cose tutti ragionando e qualch’altro bel fioretto volendo alcuno de la compagnia dire, si sentirono i cagnoletti abbaiare; segno che madama era venuta fuori. Onde tutti levati, ce n’andammo colá ove ella giá s’era sotto la loggetta del giardino assisa, e quivi con lei si cominciò di varie cose a ragionare. FINE DEL VOLUME PRIMO.