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donargliene duo e tre? Non sai che quanto meno da loro s’aspetta il premio, eh’ io piú tosto glielo dono e piú volentieri gli essalto e onoro? Attendi dunque, Ariabarzane, per l’avvenire a viver di sorte che tu sia per servo conosciuto, ed io reputato, come sono, signore. Tutti li prencipi, per mio giudicio, due cose ne li loro servidori ricercono, cioè fede e amore, le quali ritrovate piú oltre non curano. Onde chiunque vorrá, come tu fai, meco di cortesia contendere, troverá a la fine eh’ io gliene averò poco grado. E di piú ti vo’dire che, quando io vorrò, mi dá l’animo che togliendo ad un mio servidore de le sue cose e quelle fa- cendo mie, io sarò e da lui e dagli altri che lo saperanno vera- mente detto cortese e magnanimo. Né questo sará da te negato, anzi volontariamente il confesserai ogni volta che ne l’animo mi caderá di farlo. — Qui si tacque il re, e Ariabarzane molto rive- rente, ma con grandezza d’animo, in, questo modo gli rispose: — Io giá mai non ho cercato, invittissimo re, di voler l’infinita ed incomprensibil vostra cortesia con l’opere mie vincere od agua- gliare, ma ben mi sono affaticato di far che voi, anzi che tutto il mondo chiaramente conoscesse, che nessun’altra cosa tanto de- sidero quanto la grazia vostra, e cessi Iddio eh’ io mai non ca- schi in tanto errore, eh’ io presuma poter contendere con la gran- dezza vostra. E chi sará che voglia la luce levar al sole? Ben ni’è parso e pare che sia debito mio, che non solamente di questi beni de la fortuna io per onor vostro e servigio debbia esser largo donatore, avendoli da voi avuti, ma che anco a pro- fitto de la corona vostra convenga eh’ io sia di questa mia vita non .solo liberal, ma prodigo. E se v’è parso eh’ io abbia cer- cato di par grandezza d’animo giostrar con voi, devevate pen- sare che io questo faceva per aver piú compitamente la grazia vostra e a fin che voi di giorno in giorno piú vi piegassi ad amarmi, parendomi che il fin d’ogni servidore sia di cercar con ogni sforzo l’amor e grazia del suo signore. Ora potrò io ben dire, invittissimo re, contra ogni credenza mia, se cosi vorrete confessare, che Tesser stato magnanimo, gentile e cortese me- riti biasimo e gastigo e la disgrazia vostra, come in me quel che da voi è stato fatto fa assai chiara fede, quantunque io sia