Pagina:Bandello - Novelle, ed. riveduta, vol 1, 1928 - BEIC 1971550.djvu/303

Né fu bisogno ferro al mio morire; ché ’1 dolor, fiero piú che ’1 ferro, valse quando contra ragion m’udii schernire. Morendo, Iddio pregai che l’opre false ai fin facesse al mondo discoprire, poi ch’ai mio sposo di mia fé non calse. Fatte le lagrimose essequie e parlandosi largamente in ogni luogo de la cagione de la morte di Fenicia e vari ragiona- menti su questo facendosi e tutti mostrando di co,si pietoso accidente compassione come di cosa che fosse stata finta, il si- gnor Timbreo cominciò a sentir grandissima doglia con un certo inchiavamento di core, ché non sapeva che imaginarsi. A lui pareva pure che non devesse esser biasimato, avendo egli ve- duto salire su per la scala un uomo ed entrare in casa. Poi, meglio pensando a le cose vedute ed essendosi giá lo sdegno in gran parte intepidito e la ragione aprendoli gli occhi, di- ceva fra sé che forse colui, che era in casa entrato, poteva es- sere o per altra donna o per rubare lá su .salito. Sovvenivagli poi che la casa di messer Lionato era grandissima, e che in quella parte ove l’uomo era asceso nessuno abitava, e che non poteva essere che, dormendo Fenicia in compagnia de le sorelle ne la camera di dietro a quella di suo padre e di sua madre, che fosse potuta venire a quella banda, convenendole passar per la camera del padre; di modo che, combattuto ed afflitto da’suoi pensieri, non ritrovava riposo. Medesima- mente il signor Girondo, udita la maniera de la morte di Fe- nicia e conoscendo chiaramente sé esser stato manigoldo ed omicida di quella, si perché fieramente era di lei acceso ed al- tresi per esser stato la vera cagione di tanto scandalo, si sen- tiva scoppiare di soverchia doglia il core, e quasi disperato fu per ficcarsi un pugnale nel petto due o tre volte. E non po- tendo né mangiar né dormire, stava siccome uno smemorato, anzi pure spiritato, e farneticando da ogn’ora non poteva pi- gliar né requie né riposo. A la fine, essendo fatto il settimo di dei funerali di Fenicia e non li parendo piú poter vivere se al signor Timbreo non scopriva la sceleratezza che fatta aveva,