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PARTE PRIMA
soggiunse la signora Gostanza Bentivoglia, moglie del signor
conte Lorenzo Strozzo : — Ed io anco sono del parer vostro ; ma
perché chiunque è qui ha piú volte lette e udite le Cento Novelle,
io sarei di openione che alcuno di voi dicesse di quelle o istorie
o novelle che cosi non sono divolgate. — Si faccia, si faccia —
disse quasi tutta la brigata, quando la signora Cecilia pregò il
signor Manfredi dei signori di Correggio, giovine costumato
e piacevole, che una novella volesse dire. Il quale, dopo alcuna
escusazione, a la fine una ne narrò, che molto a la lieta com-
pagnia piacque. Onde io avendola scritta e meco pensando a
cui donar la dovessi, voi tra molti mi occorreste, al quale me-
glio che a nessun altro ella conviene, essendo voi negli anni
de la florida giovanezza, oltre le molte doti che in voi sono, di
maturi costumi e di provida discrezione dotato. Ed io porto
ferma openione che mai voi non sareste stato cosi trascurato
come furono i dui ongari ne la novella nominati. Il perché,
leggendo le loro pazzie, vi sforzarete piú di giorno in giorno
misurare le operazioni vostre, come saggiamente fate, col com-
passo de la ragione, ed avanzar la espettazione che la buona
creanza vostra sempre ci ha dato. State sano.
NOVELLA XXI
Mirabil beffa fatta da una gentildonna a dui baroni
del regno d’Ongaria.
Io non so, signora Cecilia molto amabile ed onoranda, se
cosi di leggero mi debbia, avendomene voi pregato, porre a
novellare, non essendo io molto pratico di cotal mestiero, nel
quale veggio alcuni in questa nobile ed onorata compagnia, che
vie meglio di me e con maggior sodisfazione di tutti, essendo
in quello essercitati, si diportarebbero, ed io piú volentieri ad
udirli me ne dimorarei, che esser io il dicitore. Ma perché vo-
glio che sempre i vostri cortesi preghi abbiano appo me luogo
di comandamento, io, a la meglio che saperò, dirò una novella,
la quale non sono molti anni il signor Niccolò di Correggio,
mio zio, narrò, essendo dal regno d’Ongaria tornato, ove per