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NOVELLA XII 199 legno, a ciò siate sentiti quando andate a torno, — ché, faenzini miei, devete sapere che il padre san Francesco non comanda ne la sua regola che non tocchino danari, e meno che portino zoccoli. — Erano alcuni frati minori a questa predica, ai quali voltatosi, fra Tomaso sorridendo disse:'— Padri miei, voi avete sentito la mia istoria: andate e dite al vostro predicatore che ogni volta che egli autenticamente mi mostri che mai Scotto non dico disputasse ma vedesse san Tomaso, che io m’obligo fargli veder tutto il contrario di quanto falsamente ha predicato. — Detto questo, fra Tomaso, data la benedizione, smontò di pergamo. Fu per questo sermone appo gli uomini giudiciosi tenuto che fra Tomaso, ben che mordacemente avesse morso l’ignoranza del zoccolante, nondimeno l’aveva trattato come l’ignoranza di quello aveva meritato, e scoperta molto garbatamente la pecoraggine e poco intelletto di quello, il quale ne la pignatta de la carne aveva trovato che Scotto era al tempo d’Acquinate, essendo certo che dopo la morte di san Tomaso nacque esso Scotto. Il quale pose ogni studio per impugnar l’opere di san Tomaso; ma venne poi il Capreolo tolosano, che dottissimamente tutti gli argomenti de lo Scotto risolse. Onde è nato ciò che proverbialmente si dice: « Se Scotto non avesse come fanno le prune scottato, il Capreolo non averebbe come un vivo e snello capretto saltat