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PARTE SECONDA parendogli tuttavia che la sua richiesta fosse vituperosa e disonesta. Per questo quasi che si deliberò troncar questa pratica amorosa e in tutto da quella sciogliersi. Ma come pensava a la vaga bellezza e a quei bei modi e maniere d’Aelips, in un tratto si cangiava d’openione e tra sé diceva: — Ahi, lasso me ! io mi conosco bene esser sciocco e mal avventuroso, se penso poter vivere e non amar costei. Io con tutte le forze mie e quelle del mio regno appresso, sarò bastante a lasciarla e levarmela del core? io presumo cosi di leggero da questo indissolubil nodo disciogliermi e da si tenace e fervente amore districarmi? cotesto come sarà egli possibile già mai? chi sarà che faccia ch’io non tenga eternamente Aelips per mia signora e mia soprana donna? Certo, che io mi creda, nessuno. Ella nacque per esser colei a cui devessi sempre star soggetto e lei sola e non altra amare. E se io conosco che altro far non potrei ancor ch'io volessi, e che quando io potessi non vorrei, a che più lambiccarmi il cervello? Io amo Aelips ed amerò sempre, avvengane mò ciò che si voglia. Il conte è suo padre ed ha parlato da padre, ed io non deveva seco scoprirmi. E che poi sarà? Io sono il re, né gran cosa mi pare ch’io ami la figliuola d’un mio vassallo, né sono il primo che questo abbia fatto, né anco sarò l’ultimo. — Da l’altra parte con l’intepidirsi alquanto cosi fervente pensiero, entrava avanti alcun raggio di ragione che gli faceva veder il male e scandalo che di questo amore riuscir poteva, ed in parte rintuzzava l’animo si acuto e disposto d’amare, di modo che variamente tra se stesso combattendo, ed ora pieno di speranza trovandosi e poi talora in tutto di speme privo, e d’uno in altro pensiero travarcando, e non parendogli possibile l’amor de la donna che si ferventemente amava ammorzar già mai, deliberò in ultimo attender ciò che il conte con la figliuola operasse. Indi uscito del camerino, quantunque tutto mesto e di pensieri noiosi aggravato e pieno d’una mala contentezza fosse, si sforzò perciò tuttavia con una lieta faccia nasconder la passione che di dentro lo rodeva. Il conte, come fu dal re partito, al suo albergo diritto se n’andò, pensando e ripensando quanto il re gli aveva communicato. Essendo giunto a casa ed in camera entrato, poi