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2 parte prima


fu nondimeno uomo di grandissimo ingegno e di molto elevato spirito, come infinite azioni sue fanno fede. Ma parlando de la prontezza de le risposte, per la quale ci siamo mossi a ragionare, vi dico che la nazione germanica gli porse una supplicazione, che essendo per tutta la Magna la festa di san Martino in gran venerazione e in quel di facendosi di molte feste, che tutti supplicavano che egli degnasse dispensare con tutta la nazione, che se bene il giorno di san Martino veniva in venerdí o sabbato, che si potesse mangiar de la carne, come si costuma il giorno di natale. Il papa veduta la indiscreta domanda di coloro che volevano parangonar la festa d’un santo a colui che fa i santi, non attese a volerglielo negare; ma fattosi dar la penna, sottoscrisse la supplicazione con queste formali parole: — Sia fatto come si domanda, pur che quel di si astengano di ber vino. — Come i tedeschi videro quella segnatura, non sapendo che dirsi, si smossero da tal domanda non volendo perder il vino per mangiar carne. E certamente il papa non poteva far meglior risposta, perciò che avendo voluto dir che non stava bene cd altre ragioni che si potevano dire, ci sarebbe stato da disputare un anno; ma con questa troncò tutto ciò che dir potevano. Fu da tutti gli ascoltanti generalmente la pronta ed artificiosa segnatura di papa Giulio commendata, quando un cameriero del detto cardinale, che era spagnuolo e chiamavasi il Castigliano, cosí disse: — Ancor che io perfettamente non parli italiano, nondimeno ciò che voi dite intendo benissimo ed anco quando parlo sono inteso. Perciò, invitato da la pronta risposta di papa Giulio, vi dico che mio avo, che era stato lungo tempo a Roma, diceva che, essendo la guerra tra Ferrando vecchio re di Napoli e ’l duca Giovanni d’Angiò, venne a Roma la nuova come il duca Giovanni era stato rotto. Onde il cardinale di Amens incontrando il signor Marino Tomacello, che era ambasciator al papa di Ferrando, che andava a palazzo disse: — Che cosa è questa, signor oratore, che avete sparsa per Roma, che il campo francese è stato rotto e messo in fuga? — Io non ho, monsignor, detto questa cosa — rispose Marino, — ma ho ben divolgato che tutti quelli che erano col signor duca d’Angiò sono stati o morti o presi, a ciò che nessuno