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40 parte prima

d’empire il sacco ed in mangiar e bere averebbe vinto Cinciglione per téma di non divenir debole, trangugiava i cibi e non gli masticava. La seguente notte Gandino che in camera con la moglie dormiva, domandando ella del giulebbe ché aveva sete, levatosi tutto sonacchioso, pensando prender il bicchiero del giulebbe preèe quello del cristero e il diede a la moglie. Ella che per indigestione di stomaco aveva gran sete, postaselo a la bocca, tutto il bebbe, né egli né ella de l’error s’avvide. Venuta la matina, ella si levò e si vesti, ed accostatasi a la tavola per pigliar non so che, vide che il bicchiero del cristero era vóto. Domandò al marito ciò che fatto se n’era. Egli accortosi de l’errore dissele come era la cosa, di che ella entrata in còlerá, a lui si rivoltò tutta adirata e cominciò a dirgli tanta villania quanta a bocca le veniva. Era quivi una sua balia, che giá le aveva lattato un maschio che fanciullino se ne mori. Ella si interpose per pacificargli insieme e nulla profittava, perciò che la Zanina piena di stizza arrabbiava e non poteva sofferire che il marito le avesse fatto bere il cristero, dicendogli ¡ratamente: — Sozzo cane, io mai non mi terrò appagata di questo vituperio che fatto m’hai, se non ti fo mangiare il tuo medesimo sterco. No no, fa pur quanto sai, ché io ne farò la vendetta. — Tanta fu la còlerá che rodeva Tirata Zanina, che o fosse quella o la indigestione dei cibi che lo stomaco non poteva cuocere o pure che il giá bevuto cristero facesse la sua operazione, che tutte le interiori se le voltarono sossopra, e di modo la còlera se le commosse che cominciò a vomitare con gran furia il cibo non digesto, che pareva che in quella medesima ora inghiottito l’avesse. Le reggeva il capo il buon marito, e tuttavia ella rendeva il mal tolto fieramente lamentandosi. Gandino la confortava a la meglio che poteva, e la balia ancora, che l’era a torno, le faceva buon animo. Ed essendo lo stomaco alquanto del soverchio peso alleggerito, venne una nuova tempesta, perché il mal pertugio posto fra due colline, non lontano dal mal foro che non vuol festa, cominciò con puzzolenti tuoni, come suole quando vuol venire una gran pioggia, a mandar fuor un’aria fetida che la camera tutta d’intorno ammorbava, e dopo il romore venne